Martina Messina, prima ospite di questa nuova rubrica che intende raccontare i ragazzi di Messina della Generazione Z (che se capovolgi la N, che sta per Normanno, diventa l’ultima dell’alfabeto) ha 17 anni e ha iniziato il liceo artistico Basile durante il lockdown. I suoi artisti preferiti sono Caravaggio, Van Gogh e Picasso; ha scoperto la paraletteratura durante un corso a scuola curato da Lelio Bonaccorso e con il suo “Il coraggio si nasconde nelle fragilità” ha vinto, per la sezione fumetti, il contest del CIRS.
«Sono sempre stata indirizzata verso l’arte; sin da piccola – racconta Martina – hanno notato che avevo una buona percezione degli spazi, che riuscivo senza troppi problemi a fare la prospettiva e disegnavo ovunque. Adesso che frequento il penultimo anno di scenografia penso che potrei intraprende diversi percorsi: fare la scenografa, l’illustratrice o spostarmi totalmente e fare o filosofia o psicologia».
I fumetti di Martina Messina
Prima di incontrare Lelio Bonaccorso, Martina leggeva i classici come Topolino e Dylan Dog; «Ma non mi era mai passato in testa di fare fumetti». E invece da qualche anno a questa parte vince anche i contest, come quello lanciato dal CIRS, dedicato all’incomunicabilità che talvolta si crea tra genitori e figli.
«Uso il fumetto – continua Martina –, per raccontare qualcosa di me, mi baso sulle mie esperienze, mi sono focalizzata su Cappuccetto Rosso, che è senza genitori: ho fatto uno zoom sul rapporto tra Cappuccetto Rosso e sua madre. Anche io, ogni tanto, mi scontro con miei genitori, per la privacy per esempio, e soprattutto per la scuola: perché essendo entrambi insegnanti aspirano a voti alti. Vado male nelle materie scientifiche, anche se adesso sono arrivata al 7 e mezzo, 8. Quando ci sono i calcoli ho bisogno dei miei tempi».
«Nel “Il coraggio si nasconde nelle fragilità” (in foto) parlo della solitudine. Molto spesso durante il lockdown mi sentivo proprio sbagliata, non capivo bene cosa fosse reale e cosa no. Tutte le certezze che ho avuto sono crollate. Nel precedente fumetto “Una vita senza amici è una vita senza sole”, con la quale ho partecipato a “Nuvolette all’Orizzonte”, contest della Feltrinelli (per questo fumetto Martina ha ricevuto una menzione speciale, ndr.) ho parlato dei miei due amici immaginari, che avevo fino a qualche anno fa; gli unici che riuscivano ad accompagnarmi nel mio tragitto perché ho subìto vari eventi di bullismo e relazionarmi con gli altri per me era molto difficile».
Generazione Z: il bullismo esiste ancora
Dalle elementari alle medie, Martina è vittima di bullismo che si manifesta sia in modo verbale sia fisico: «Venivo spinta, allontanata; i miei compagni mi prendevano dei farmaci che devo assumere da quando sono piccola e li lanciavano dalla finestra».
Martina, infatti, soffre di fibrosi cistica, patologia multiorgano. «Prende sia polmoni che intestino, e prima di mangiare devo assumere degli enzimi. Negli anni delle medie, invece, era uscito il film “A un metro da te”, proprio per sensibilizzare su questa patologia, ma i miei compagni lo hanno preso alla lettera, e stavano lontani da me, non avevo un compagno di banco, non ero integrata. I miei insegnanti dicevano che non mi sapevo vendere e che era normale che i ragazzi a quell’età si comportavano così. Adesso ho trovato persone più mature, adesso mi sento accolta e riesco a parlare di questa cosa. Ma ancora non c’è un migliore amico: basterebbe che fosse premuroso». (In foto, una tavola di “Una vita senza amici è una vita senza sole”)
Martina e la città
Si va al Municipio, a guardare gli skaters fare pratica, al bowling, a guardare un film a casa di qualcuno: sono queste le cose che Martina fa durante il suo tempo libero, insieme ad alcuni compagni di scuola. «Messina è molto bella, anzi è sottovalutata; forse dovrebbero cambiare le persone e il loro livello di zallume, ma non puoi snaturare una società». Ad ogni modo, che la giornata sia andata male o bene, Martina disegna; tutti i giorni.
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