Emma Dante e “Il tango delle capinere”: l’intervista prima del debutto al Biondo

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Incontriamo Emma Dante, drammaturga e regista siciliana tra le più importanti del panorama italiano, nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo; proprio qui venerdì 13 gennaio debutta “Il tango delle capinere“: approfondimento di “Ballarini” ultimo capitolo della “Trilogia degli occhiali”.

Per la Dante, il teatro è luogo di memoria. Qual è il ricordo che la lega a questo Teatro? «Passando dal foyer, prima di arrivare alla Sala Strelher – racconta Emma Dante – ci sono tutte le foto di tanti anni fa, tra cui “Rinoceronti” uno dei primi spettacoli che feci, in cui entravo e dicevo una battuta, con la regia di Guicciardini. Questo luogo mi ricorda quando ho cominciato a fare l’attrice».

Emma Dante al debutto de “Il tango delle capinere”

Da attrice a regista, Emma Dante si è affermata con il suo linguaggio poetico, legato alle radici, teso a indagare le relazioni interpersonali e i sentimenti, come succede nel suo ultimo lavoro “Il tango delle capinere” con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco. Perché ha deciso di approfondire proprio “Ballarini”? «Per lo stesso motivo per cui ho deciso di far diventare un film “Le sorelle Macaluso” (presentato in concorso alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ndr.) o “Misericordia”. Ci sono dei progetti che secondo me chiedono di essere approfonditi. “Ballarini”, facendo parte di una trilogia, era una specie di grumo, di carne, di sogni che spingevano, come è successo con “Le sorelle Macaluso”, sentivo che questa famiglia la dovevo ancora esplorare. È bella questa cosa che non si lasciano i progetti che si fanno, ma che si continua forse anche tutta la vita a prenderli, a interrogarli, a esplorarli, perché non sono mai finiti. E ho avuto ragione con “Il tango delle capinere”, nel senso che è vero che contiene il cuore di “Ballarini”, ma adesso c’è un corpo, che questo cuore fa vivere». 

Il corpo per Emma Dante

Il corpo è uno degli aspetti più importanti nel teatro di Emma Dante, qual è la cosa che la incuriosisce di più quando osserva gli attori o le persone che camminano per strada? «Noto sempre le anomalie, sono attratta dalle anomalie ovviamente. Sono attratta da chi porta lo sguardo da un’altra parte, mi interessa di più la reazione anomala. Una cosa che mi attrae molto, che cerco negli attori, è il loro modo di camminare, la camminata; la strada continua a essere un luogo di conoscenza, di ricerca. Il teatro deve venire da lì. Come cammini, il ritmo che hai nella camminata, il modo in cui muovi il tuo corpo è la base, per me, per stare sul palcoscenico».

Il teatro di Emma Dante

Dopo “Pupo di Zucchero”, Emma Dante torna al Biondo di Palermo con un racconto per immagini; la storia di due anziani coniugi che danzano a ritroso, ripercorrendo il loro amore: intenso, passionale, divertente, talvolta faticoso e caotico come una sala da ballo piena di gente. Si riscoprono ricordi di un tempo passato, viaggiando nel tempo, anche grazie a una colonna sonora che ci fa venire in mente gli aneddoti dei nostri genitori; una vita fatta di piccole cose, da chi deve tenere il telecomando, al primo appuntamento, al ballo del mattone. Se potesse tornare indietro nel tempo, dove si fermerebbe? «Non mi fermerei, tornerei bambina, ma un po’ lo faccio. A me il teatro mi fa tornare bambina, succede sempre quando faccio uno spettacolo».

“Il tango delle capinere”, in replica al Teatro Biondo di Palermo fino al 22 gennaio, è una produzione Atto Unico, in coproduzione con Teatro Biondo Palermo / Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale / Teatro di Roma – Teatro Nazionale / Carnezzeria / Théâtre des 13 vents, Centre dramatique national Montpellier / MA scène nationale – Pays de Montbéliard. Luci Cristian Zucaro, assistente alla regia Daniela Mangiacavallo, organizzazione Daniela Gusmano.

Foto di Carmine Maringola

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