Esiste una “nuova critica” perché esiste un “nuovo teatro”? A Venezia nel celeberrimo e prestigioso mondo della Biennale si coltivano luoghi della ricerca teatrale in un inedito progetto chiamato “Biennale College-Teatro”, con la direzione artistica di Àlex Rigola. Diciassette percorsi formativi accolgono giovani attori e registi per intraprendere un’esperienza unica con i grandi nomi della drammaturgia contemporanea, con i quali diversamente non sarebbe possibile collaborare, anche per motivi strettamente legati a vincoli geografici. Una quindicina di allievi per ogni laboratorio e la possibilità di partecipare a uno dei cinque allestimenti su personaggi tratti da Shakespeare e rivisitati da grandi registi di fama mondiale: un allestimento del Leone d’Oro Romeo Castellucci su sacro e filosofia; una toccante e profondissima Lucrezia diretta da Angélica Liddell, Leone d’Argento 2013; una performance di danza urbana dedicata a Picasso con La Veronal; tre workshop di drammaturgia e molto altro ancora.
In questo festoso bailamme d’artisti c’è spazio anche per un workshop di critica, perché anche artigiani dell’inchiostro contribuiscano alla realizzazione del festival. Dieci numeri della Tempesta, quotidiano della Biennale Teatro sono redatti dai 7 giovani critici, selezionati da Andrea Porcheddu, ideatore e coordinatore del progetto e da Roberta Ferraresi, responsabile di redazione. Dal 2 al 12 agosto 2013 la laguna si fregia del militante foglio costituito da due foltissime pagine, distribuito dagli stessi autori in ogni anfratto, dai palcoscenici del “Goldoni” ai palchetti del teatro “La Fenice”, dalle calle ai ponticelli e ancora al pubblico all’uscita dei teatri ricavati nel suggestivo Arsenale veneziano. Nell’indecisione corale che si esplica in uno spritz (aperol o campari?) la giovanissima attrice e illustratrice Mariagiulia Colace s’intrufola tra i fogli e tesse trame di visioni con le sue illustrazioni, accompagnate da vincenti didascalie. Luce e inedite angolature vengono fuori dall’instancabile fotografa Futura Tittaferrante, da paesaggi, personaggi e oggetti ritratti, con raffinato scatto.
Ognuno dei sette giovani critici ha rappresentato il suo modo di raccontare il teatro e la performance oggi, rappresentando il blog o la rivista su cui agisce, anche come corrispondente da Venezia: Vincenza Di Vita (chi adesso qui racconta, con umile urgenza) per “Ateatro”; Camilla Lietti per “Stratagemmi”; Sergio Lo Gatto e Marianna Masselli per “Teatro e Critica”; Martina Melandri per “Klp”; Rossella Menna per “Rumorscena”; Diego Pizzorno per “Aringa Critica”. Ciò che li caratterizza, come chi si è occupato di foto o disegni, è la comunanza di intenti e la volontà di viaggiare su un binario che attraversi “una critica politica”, come suggerisce la Menna nell’editoriale apparso sul numero 9 della Tempesta.
La dipendenza creata da una comunità che condivide parole, che usa le parole per affrontare il peso del proprio pensiero e del proprio giudizio diviene un terreno oltremondano, quasi fiabesco, incredibilmente attuale tuttavia e presente, ora più che mai. Lo sforzo necessario per racimolare vita e un’oggettività linguistica è però attento a lasciare trasparire uno stile distintivo. Questi “tempestini” hanno la pretesa di intraprendere un allenamento dialettico in continua costruzione e crescita, che non può esimersi dal confronto e che intende con ogni forza allontanare il cieco scontro e nutrirsi di solidale ascolto, integrando le diversità perché divengano ricchezza, manifesto per “restituire la differenza”.
Vincenza Di Vita
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