Qualche giorno fa gli abitanti di Maregrosso si sono svegliati con una brutta sorpresa: il muretto protettivo che circonda Casa Cammarata è stato danneggiato, presumibilmente, a giudicare dal tipo di danno, da un tir in retromarcia.
È successo il 20 febbraio, l’ipotesi atto vandalico è stata esclusa dai più, e oggi una rete da cantiere arancione copre il muretto, danneggiato in più punti. Ciò che colpisce di questa vicenda, come ha sottolineato Mosè Previti, membro di Zona Cammarata – il collettivo che da anni si occupa di far conoscere ai messinesi, e non solo, la vicenda del Cavaliere e la sua opera – è l’“incuranza”. L’incuranza di chi, ha chiarito, danneggiando un bene pubblico, peraltro una struttura così particolare e rilevante per la città di Messina, sembrerebbe non essersi fermato per segnalare il danno arrecato.
Ma, vista la situazione, che cosa dovrebbe succedere adesso? «In teoria – ha spiegato Mosè Previti – il Comune, proprietario del marciapiede e costruttore del muro, in autotutela dovrebbe fare una denuncia contro ignoti, innanzitutto per capire chi è stato. Così, una volta rilevato che si è trattato di un atto colposo, non quindi di un gesto deliberato, l’assicurazione potrebbe ripagare il muro».
A porre un nuovo punto di domanda è stato poi Pierpaolo Zampieri, sociologo urbano, anche lui membro di Zona Cammarata: «Il muro è già messo male, se non ci fosse stato un camion oggi – ha spiegato – sarebbe crollato da solo nel giro di qualche anno. Il problema è sempre lo stesso, cosa fare? Ma, soprattutto, chi può fare qualcosa?».
E la risposta a questa domanda, un’ipotesi su cui riflettere, l’ha data lui stesso: «Secondo me andrebbe costituito un soggetto plurale (com’era Zona Cammarata, che però non è istituzionale) in cui ci siano il Quartiere (che già ha manifestato l’intenzione di occuparsene, ndr), le scuole, le associazioni che l’hanno “curata” negli anni, che possa valorizzare Casa Cammarata. Occorrerebbe, in sostanza, raggruppare gente che sappia fare progettazione per mettere in sicurezza la struttura, cromatizzare e riempire di bellezza questo posto».
Sull’opera in sé, Zampieri ha ribadito il concetto già espresso insieme a Previti qualche mese fa: «Giovanni Cammarata ha dettato la linea da usare per intervenire a Maregrosso, basta guardare i murales che sono stati fatti dopo». E in effetti, passeggiando tra il grigio di supermercati, edifici in costruzione e “nulla”, emergono prepotentemente le opere di street artist messinesi e non, fatte nel corso del tempo, tutte recanti “tra le righe” l’impronta del Cavaliere Cammarata.
Eppure, nonostante il logorio causato dal tempo e la disattenzione segnalata più volte nei confronti di un’opera così particolare, di un “caso”, si potrebbe dire, come quello di Giovanni Cammarata – ex soldato che, dal nulla, ha trasformato la sua baracca fatiscente in un castello pieno di vita, di colore e immaginazione – Casa Cammarata continua a generare curiosità e meraviglia, ad attrarre grandi e piccini.
Ancora ieri, infatti, un gruppetto di studenti della quinta C della scuola Principe di Piemonte si è recato – accompagnato dalle maestre Patrizia Aragona, Carmela Miano e Francesca Bonasera e guidato da Pierpaolo Zampieri – in via delle Belle Arti, per fare un “sopralluogo” alla Casa del Puparo, ammirare i murales e raccogliere informazioni (sebbene fossero già molto preparati) sulla zona per un progetto a cui stanno lavorando: la realizzazione di un plastico di Maregrosso.
(Le foto prive di logo sono stata scattate dal professor Pierpaolo Zampieri)
(702)