Con oltre mezzo milione di euro, la Regione Siciliana ha finanziato, d’intesa con la Soprintendenza del Mare, un progetto dedicato all’archeologia subacquea per documentare i fondali marini della Sicilia. «Un progetto di indagine e documentazione dei fondali marini della Sicilia, – si legge nella nota – con l’aiuto di innovativi sensori e robot, alla scoperta di nuovi siti archeologici subacquei». Oltre alla valorizzazione del patrimonio culturale, l’altro obiettivo del progetto è di gettare le basi per l’istituzione di un Centro di eccellenza dell’archeologia subacquea, per dare continuità al lavoro avviato da Sebastiano Tusa.
«I fondali siciliani – ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci – ci hanno restituito negli anni e continuano a custodire tesori preziosi, testimonianza di millenni di storia e di cultura. L’importante lavoro di ricerca che il governo regionale ha finanziato permetterà di creare una mappatura dettagliata della situazione sottomarina da mettere a disposizione non solo degli specialisti del settore, ma anche degli studenti, turisti, appassionati di storia, gli interessanti ritrovamenti archeologici». Nel progetto verranno coinvolte: Palermo, Ustica, Isole Eolie, Catania, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento e Trapani.
L’archeologia subacquea in Sicilia
Dopo l’avvio della riqualificazione dell’ex asilo Calcagno di Milazzo e lo scambio di reperti tra i musei di Palermo e Atene, proseguono i progetti della Regione Siciliana dedicati al patrimonio artistico, naturale e culturale dell’Isola.
In Sicilia esistono già 23 itinerari dedicati all’archeologia subacquea, che «contribuiscono – come dice la Soprintendenza del Mare – in maniera rilevante ad accrescere la riconoscibilità ed il valore sociale e culturale di un patrimonio, quello culturale sottomarino, a lungo negletto e, soprattutto, in balia di pochi speculatori. Accresce in maniera esponenziale il valore dell’offerta culturale che emana dal patrimonio storico-archeologico sottomarino siciliano, con ricadute non indifferenti sia sull’incremento del livello di conoscenze della popolazione sia nell’offerta turistica culturale della Sicilia».
«Il progetto – ha aggiunto l’assessore dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà – avrà la durata di circa tre mesi. Interesserà i fondali di: Palermo, Ustica, Isole Eolie e delle province di Catania, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento e Trapani. Si avvarrà dell’utilizzo di un drone subacqueo (Auv-Autonomous underwater vehicles), in grado di effettuare contemporaneamente scansioni con strumenti sonar incorporati, immagini video e fotografiche in maniera autonoma attraverso un percorso di navigazione».
È previsto anche l’utilizzo di reti di sensori sottomarine innovative che forniranno in tempo reale dati utili per la sorveglianza dei siti e per monitorare la conservazione dei reperti. Le attività saranno gestite dalla Soprintendenza del Mare, con una squadra di archeologi subacquei, documentaristi e ricercatori. La prima fase sarà dedicata alla ricerca a campione a una profondità batimetrica da 50 a 200 metri di profondità e sarà realizzata una mappatura dei fondali.
(Foto di Pasquale Vassallo)
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