C’è tanto cinema nel prossimo appuntamento della stagione di prosa del Teatro di Messina. Dal 3 al 7 aprile sarà al Vittorio Emanuele “Scene da un matrimonio” che il grande regista svedese Ingmar Bergman trasse dal suo celebre e omonimo film del 1973, con Erland Josephson e Liv Ullmann. Un precedente che, da solo, fa tremare i polsi e incuriosisce. In questa nuova versione teatrale l’adattamento e la regia sono di Alessandro D’Alatri, più noto per la sua carriera cinematografica (“Casomai” – 2002, “La febbre” – 2005, “Commediasexi” – 2006), prima di convertirsi, dal 2005, al palcoscenico. Gli interpreti poi sono due attori che hanno alle spalle, oltre a tanto teatro, anche il cinema e la fiction televisiva. e sono molto noti al grande pubblico: Daniele Pecci e Federica Di Martino. Voce fuori campo di Francesca Romana Succi, scene di Matteo Soltanto, costumi di Francesco Verderame, musiche originali di Franco Mussida. Produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo. È il racconto di una crisi matrimoniale come tante altre, originata da un groviglio di reticenze e incomprensioni, egoismi e debolezze, paura di ferire: insomma, incapacità di uscire da se stessi e, nello stesso tempo, incapacità di prescindere davvero dalla sofferenza dell’altro. Dopo parecchi anni, e un sofferto e lungamente rimandato divorzio; dopo che entrambi si sono risposati, li ritroviamo, in una casa sconosciuta felicemente a letto insieme. «L’idea di “riproporre” sulla scena un progetto come “Scene da un matrimonio” – scrive D’Alatri nelle sue note di regia – è estremamente stimolante. Lo è per una molteplicità di aspetti. Comincerei dal fatto che è un testo divenuto icona internazionale intorno alle complessità delle relazioni uomo donna, e in particolare di quelle matrimoniali. Un altro aspetto è che propone un linguaggio “cinematografico” già dal titolo del capolavoro realizzato poi da Bergman: “Scene da un matrimonio”. Viene già voglia di proseguire quell’indicazione con il linguaggio tipico della sceneggiatura da cinema tipo: int. sera, eccetera». E aggiunge, tra l’altro: «È un testo che invita ad una proposta nei confronti del pubblico attraverso una rilettura dei comportamenti in chiave contemporanea e contestualizzata alla nostra cultura. Molti giovani non conoscono l’opera, e forse nemmeno il film, ma sono sicuramente un target estremamente sensibile alla tematica. Parlo di giovani ma non solo. (…) Tremano le gambe al solo pensiero di “mettere le mani” su un testo così importante. Punto ad un testo che contempli un “passo a due”. E questo già sarebbe un percorso “differente” dal testo originale. Però non vorrei perdermi gli effetti e le suggestioni che il mondo esterno produce su quella coppia. In questo caso poi, vista la disponibilità dei due talenti, si rifletterà su comportamenti e routine di una coppia più giovane dell’originale. L’altro elemento di novità d’approccio, sarà quello di contestualizzare la storia nell’Italia contemporanea».
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