Gawronski

A lezione di creatività con Stas’ Gawronski: l’importanza del racconto e della parola

Pubblicato il alle

5' min di lettura

GawronskiPer chi non ha mai vissuto l’esperienza della scrittura creativa sarà certo una sorpresa scoprire che ha tanto in comune con il vissuto quotidiano. Che non è un’altra dimensione, distante e artefatta.  E chi ha preso parte all’Officina Co-Creativa, organizzata dall’associazione culturale “Terremoti di Carta”, in collaborazione con il Cidi, ha avuto modo di provarlo. A insegnare come lasciarsi colpire dalle immagini che suscitano le parole è stato un maestro d’eccezione, uno dei massimi esperti di scrittura creativa a livello nazionale: Stas’ Gawronski.

L’autore e conduttore di CultBook e de Il Cortile dei Gentili ha tenuto, ieri, all’Istituto “San Giovanni Bosco” un coinvolgente laboratorio. Di ritorno a Messina, dopo il suo intervento nella scorsa edizione delle officine co-creative, Stas’ Gawronski ha ricordato l’importanza del «mettersi in gioco» per entrare in un’esperienza, quella della scrittura, che è fondamentale.

«Non possiamo vivere se non raccontiamo» – ha detto. Ecco perché siamo assetati di storie: per sentirci vivere, per conoscere e conoscerci, per capire». Il racconto emerge così in tutta la sua potenza, come qualcosa di costitutivo nell’esistenza di ciascuno di noi.

Di questo abbiamo parlato direttamente con Stas’ Gawronski.

 

Cos’è la scrittura creativa?

La scrittura creativa è quella disciplina che ti aiuta a scrivere un racconto o una poesia. La grande differenza è quella con la scrittura funzionale che noi utilizziamo per scrivere un articolo di giornale, una relazione per un avvocato, una lettera commerciale; ovvero quella scrittura che serve per comunicare qualcosa di oggettivo. Quando noi scriviamo creativamente, invece, raccontiamo qualche cosa, e così serviamo una parola che viene vissuta a livello soggettivo. In altri termini, il racconto che io leggo come lettore non è identico al racconto che legge un altro lettore, si fa un’esperienza diversa. Attraverso la scrittura creativa offriamo la possibilità di fare un’esperienza unica e personale.

 

Metodo e creatività possono coesistere?

Non esistono delle tecniche di scrittura creativa. Non esistono delle regole che si applicano razionalmente. Nella scrittura funzionale – per esempio, la stesura di una lettera commerciale o di un articolo di giornale – si può pensare a dei modelli concettuali che vengono applicati a degli schemi. Lo stesso non accade per la scrittura creativa, dove è importante, tuttavia, acquisire un metodo rispetto all’esperienza che si fa. È necessario confrontarsi con un maestro, come in tutte le arti, qualcuno che ti segua e che ti aiuti a poco a poco a metterti in gioco, a scoprire e valorizzare il tuo talento.

 

A chi sono rivolti i laboratori di scrittura creativa?

La creatività è di ciascuno di noi, il punto sta nel valorizzarla. Tutto questo non è scontato. Ci sono molte paure che ci frenano perché a volte si presentano altri ostacoli, una certa pigrizia, una mancanza di autostima. O più semplicemente, non veniamo educati a utilizzare quello strumento straordinario che è l’immaginazione. In fondo, scrivere un racconto significa vedere ciò che si racconta. E quindi, è necessario che qualcuno ci aiuti a prendere coscienza di questo talento che ciascuno di noi possiede.

 

Chi sono i lettori italiani e qual è lo stato di salute attuale della lettura in Italia?

Se pensiamo ai romanzi che hanno avuto maggiore successo, in questi anni, non posso dare una risposta confortante. Cinquanta sfumature di grigio e simili, ai vertici delle classifiche, sono racconti mediocri che attirano i lettori perché c’è qualche cosa di pruriginoso, perché c’è un po’ di erotismo. Basta questo? È questa la letteratura? O se vogliamo, questo tipo di scrittura è in grado di farci fare un’esperienza che ci aiuta a vedere meglio il mondo, la vita, gli altri? Direi di no. La classifica non è certo un buon indicatore. Però, è anche vero che, nonostante il numero esiguo dei lettori, c’è un nocciolo duro che è irriducibile. E questo ci fa capire che la parola ha un potenziale che non si esaurisce. Stiamo attraversando un momento di depressione culturale, anche se gli eventi culturali fioriscono in tutt’Italia. Malgrado questo, credo ancora che la parola riesca ad agire potentemente su alcune persone. Continuo a credere molto nell’esistenza stessa della parola e che un certo numero di lettori possa fare la differenza, come un pugno di sale.

Giusy Gerace

(443)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.