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Le indagini stabilirono l’esistenza di una vera e propria associazione, composta, tra gli altri, anche da medici, avvocati e periti assicurativi, attraverso le cui complicità sarebbero stati inscenati incidenti in cui veniva dichiarato e certificato che le persone coinvolte avevano riportato gravi lesioni.
A fare scoppiare lo scandalo, le rivelazioni di un investigatore privato, un detective assunto dalle compagnie assicurative per spulciare tra le carte degli incidenti stradali. L’esito del suo rapporto fu determinante per l’avvio dell’inchiesta. Tutti i sinistri erano falsi ed avevano un denominatore comune: dietro le denunce c’erano sempre gli stessi nomi di avvocati. Di più, stranamente, gli “incidentati”, a ruota, erano sempre i componenti di una trentina di famiglie, alcune strettamente vicine alla mafia del Longano.
Nel prosieguo dell’inchiesta, parecchie posizioni di indagati sono state stralciate e archiviate , come quelle di avvocati e periti assicurativi. Per altri 30, invece, che la procura ritiene siano “seriali” nelle truffe assicurative, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio. Compariranno davanti al gup di Barcellona il 19 febbraio prossimo.
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