Terremoto aste fallimentari: al centro dell’inchiesta l’imprenditore Gianfranco Colosi

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Voci, tante, sul terremoto che ha sconvolto tre apparati istituzionali: il tribunale di Messina, la Questura e la Dia. Nomi, sette, ma tre tra questi fanno scalpore perchè sono quelli del giudice Giuseppe Minutoli, a capo delle sezione fallimentare del Tribunale; dell’ispettore della Digos, Giuseppe Spuria; del Tenente Colonnello che sino a poco tempo fa era a capo della sezione operativa della Dia, Letterio Romeo. E poi un imprenditore stranoto in città, Gianfranco Colosi.

Colosi è uno tra i più attivi tra gli imprenditori messinesi. Per anni ha gestito il bar della stazione, poi è entrato nel grande giro delle selezioni di Miss Italia; parecchi i locali, i bar posti all’asta che lui riusciva ad aggiudicarsi. Tra questi, recentemente, anche il Casaramona di Viale San Martino.

Ecco, per i carabinieri del reparto investigativo di Messina, che su mandato della procura reggina hanno indagato sulla gestione delle aste fallimentari che si svolgevano sulla sponda siciliana dello Stretto, l’intera vicenda giudiziaria ruota su questo poliedrico personaggio: Gianfranco Colosi.

Perchè pare che tutto sia partito da un esposto in cui si denunciavano strane manovre nel settore fallimentare. E si puntava il dito sulla figura onnipresente di Colosi. Lui, inoltre, pare che ostentasse anche una certa sicurezza nella fase pre-asta, come sapesse di avere già ‘un piede dentro’ quell’immobile in vendita. Pare anche che l’imprenditore vantasse amicizie importanti in Polizia e nell’Arma dei carabinieri. Ma sin qui questi sono solo elementi di indagine.

Tutto questo, a detta degli inquirenti- avrebbe fatto rete, avrebbe fatto scattare per 6 indagati le ipotesi d’accusa di associazione a delinquere ( ma non per il tenente colonnello Romeo), poi, a vario titolo, corruzione e tentata corruzione in atti giudiziari, turbativa d’asta. Reati pesanti, specie per un magistrato, un poliziotto, un carabiniere che hanno alle spalle un lungo e prestigioso percorso professionale.

I restanti indagati sono Francesco Biondo, Maria Spanò, Emilio Andaloro.

Patrizia Vita

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