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Abusi sessuali sulla figlia. Condannato a 7 anni di reclusione

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tribunale-messina 1Quando la figlia ha appena sei mesi le spegne una sigaretta sul braccino. Quando ne ha 11 la violenta. Oggi quel padre è stato condannato a sette anni e mezzo di reclusione. E’ accaduto a Messina, dove tra le mura domestiche di una “famiglia allargata” si è consumata una storia fatta di violenze e abusi. Lui, oggi 59 anni, prima venditore ambulante di detersivi, poi pescivendolo, avvia una relazione clandestina con una donna sposata, madre di tre figli. Lei rimane incinta. Insieme, i due amanti decidono di portare avanti la gravidanza, ma lei non deve lasciare il marito. Marito che, saputo del tradimento, decide comunque di perdonare la moglie e da’ il proprio cognome alla bimba in arrivo. Quando la piccola ha 4 mesi, però, il padre biologico entra prepotentemente nella vita della famiglia.La figlia è sua e lui ha diritto di vederla- dice – e impone la sua presenza in casa. Loro malgrado i genitori accettano. Un episodio, avvenuto quando la bimba ha sei mesi, allarma la madre: mentre è in braccio al “padre ospite” la piccola scoppia in un pianto disperato. La donna accorre e vede che ha sul braccino una profonda lacerazione da bruciatura. Rimprovera l’uomo che le dice che si è trattato di una distrazione. Scoprirà nel tempo che ben altre attenzioni ha in serbo quel padre per la figlia.
Nel 2000 la donna si separa dal marito, stanco di quel menage a trois imposto dal venditore ambulante di detersivi. La coppia adultera a quel punto si compone, perchè “l’altro” lascia a sua volta la moglie. Madre, padre,la piccola, che al tempo ha sette anni, e i tre figli avuti dal precedente matrimonio, compongono il nuovo nucleo. Proprio con i ragazzi, il patrigno entra in rotta di collisione. Litigano spesso, e volano pugni e calci. E non solo. Un giorno è la bambina a rivelare alla madre che il padre abusa di lei. Su una lettera descrive ogni violenza subìta, in casa, spesso mentre la mamma allattava l’ultimo nato: il secondo figlio avuto dal venditore di detersivi. La madre non presenta subito una denuncia perché la figlia le chiede di mantenere il segreto, ma allontana da casa l’uomo. Tempo dopo la ragazzina accusa un malore, da tempo lamentava forti mal di testa. Portata in ospedale e visitata nel reparto di neuropsichiatria infantile, durante un colloquio con una psicologa è emerso ogni particolare delle violenze subìte. Quindi la denuncia e, oggi, la condanna inflitta dai giudici della prima sezione penale del Tribunale. Nel processo la parte civile è stata assistita dall’avvocato Nino Cacia, nella difesa è stato impegnato l’avvocato Filippo Alessi.

 

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