volt Carfagna erika puntillo

Volt scrive al ministro Carfagna: «Spettacolo deprimente, Sud fanalino di coda»

Pubblicato il alle

2' min di lettura

«Sono stanca di assistere impassibile allo spettacolo deprimente di una classe politica poco accorta e lungimirante». Con queste parole Erika Puntillo, consigliera della circoscrizione isole del consiglio direttivo del partito paneuropeo Volt Italia, si rivolge al ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Mara Carfagna. Pochi giorni fa il ministro del governo Draghi ha incontrato in videoconferenza il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, con cui ha discusso la programmazione del Piano di Ripresa e di Resilienza (PNRR) per il Sud.

«È tempo di mettere un punto all’annosa questione meridionale – scrive Puntillo nella sua lettera pubblicata in occasione della consultazione pubblica sul futuro del Mezzogiorno –, una ferita che questa pandemia rischia di lacerare ulteriormente e irrimediabilmente». Quella che la consigliera di Volt definisce «amara verità» sarebbero le condizioni del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, paragonate a un «fanalino di coda di un continente che viaggia a una velocità che non riusciamo a inseguire».

L’esponente di Volt chiede a Carfagna che questo divario nord-sud venga colmato non solo grazie ai fondi del Recovery messi a disposizione dall’UE, ma anche attraverso il processo di integrazione europea. «È prioritario – si legge nella lettera – riportare nell’Unione Europea questa parte d’Italia (tra le più svantaggiate d’Europa) affinché possa realmente prendere parte e beneficiare del processo di integrazione europea. I fondi in arrivo vanno investiti in modo deciso sullo sviluppo dell’intero Sud che, nel pieno delle sue possibilità, darebbe un forte slancio al PIL nazionale. Le priorità della ripartenza risiedono innanzitutto nell’istruzione e nella ricerca, non potendo esserci futuro lì dove mancano istruzione, lavoro e opportunità di crescita».

Interrogandosi su quale futuro possa esserci per il Sud Italia, Puntillo conclude con un auspicio di maturità che possa permettere a quest’area del Paese di emanciparsi una volta per tutte. «Quale futuro? Un futuro in cui il Meridione e i suoi figli possano emanciparsi e porre radici forti, affrancandosi finalmente dalle politiche clientelari, che in questo vuoto hanno avuto modo di soffocare la nostra terra e i suoi abitanti. La terra del Mezzogiorno può essere liberata da ignoranza, padrini e padroni solo se c’è la volontà politica dell’Italia intera di trasformarla da terra di clientele a terra di innovazione e scambio culturale».

(197)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.