Vi è una Sicilia …che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio.

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Vi è una Sicilia …che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio.

Gesualdo Bufalino

Lo scirocco imperversava.

Padrone di novembre cercava di stordirci.

Lo ionio, piegato al volere delle raffiche,  era in subbuglio e le navi di passaggio facevano, non poca, fatica a liberarsi dalle forze opposte , del vento e delle correnti, in un mare nervoso.

Gli alberi cercavano di assecondare le voglie del vento in una danza ritmata.

E la mia camicia stesa, temerariamente, la sera prima, in terrazza, mi salutava dai rami nudi del mio, antico ed imponente, gelso bianco, dieci metri più in là. La raccolsi, aiutandomi con una scala. L’aria impastata con l’illusoria sabbia del deserto, tendeva a impoverire i pensieri.

Ed ognuno, nel suo stordimento, cercava di gestire  la sua, poco sociale, irritabilità.

Anche il caffè, nei bar, non ne voleva sentire di essere se stesso. La schiuma si rompeva, il corpo debole. Solo i più vecchi barristi sapevano come fare. Un colpo al macinino, un altro alla pressione della macchina espresso, cercavano di riequilibrare le continue variazioni di umidità.

 Le raffiche dello Scirocco non hanno un modo normale di incedere. E’ come se ce ne siano altre, dentro di esse, che le accelerano.

Sono come due emozioni, improvvise, ma vengono da fuori di noi e questo ci ottunde.

L’aria spinta così incontra ostacoli e li supera, prendendo le inclinazioni più disparate, fino a creare  mulinelli. I suoni, intorno a noi, vengono dai luoghi più diversi: un tendone che sbatte sordo a destra, i fischi articolati delle chiome degli alberi da dietro una via, fino all’urlo dei muri graffiati dalla sabbia fine del deserto, accanto a noi.

E’ pieno di energia lo scirocco, la ruba a tutto ciò che incontra, il mare, le piante e, soprattutto, gli uomini, per questo ci sentiamo così. C’è un aggettivo che descrive benissimo come ci si sente: Sciroccati. Sciroccato è chi ha atteggiamenti da persona obnubilata, confusa.

 Entrai nell’antico  palazzo per ripararmi. Il lungo cortile interno, era ben difeso, e finalmente, ci fu silenzio. Il fibrillare dei pensieri, cominciò ad affievolirsi. Le sinapsi, liberate da quel ladro di energie, ricominciarono a ritornare alla loro normale modalità di interagire con i neuroni.

Dall’altra parte del cortile,  il rumore secco e sordo di un tacco 12, scandiva il miglioramento delle mie facoltà mentali. Cercai di  riordinarmi, mi sentivo arruffato. Il tacco incedeva deciso verso di me. Vidi una giovane donna, curatissima, la camicetta di seta frusciante,  il gonnellino leggero e corto e il tacco, che sopraggiungeva leggiadra. I capelli in perfetto ordine. Pensai come fosse possibile con quel vento lì fuori. Mentre mi passo accanto, ancora mi riordinavo. Mi resi conto che doveva stare nello stabile e che si era vestita senza guardare fuori. Per un secondo, pensai di tornare sui miei passi, per godermi la scena. La ragazza usci dal portone. Fu un attimo. Rientro disperata con un imprecazione  più arruffata di me, e corse, immagino, a cambiarsi. Sorrisi. “Glielo stavo per dire”, dissi sornione, per cogliere la sua espressione. Mi guardo indignata e non rispose, mentre il rumore del  tacco 12 si allontanava rapido. Boutade. A volte, ti cambiano l’umore. E così fu.

Quel giorno ne avevo abbastanza della sicilianità, lo scirocco, peculiare fenomeno, me ne aveva fatto fare  incetta.

Così, decisi di bere un  Gewürztraminer Hofstätter annata 2010. Prodotto in una loro proprietà a Termeno questo vitigno aromatico porta con se il sole e il fresco della provincia di Bolzano.

Stappato e versato, presenta, nel bicchiere, un classico colore paglierino carico e cristallino.

 I profumi molto concentrati e  la sua vena aromatica, ne fa un prodotto unico.

Le note  vanno dallo speziato all’affumicato, ma portano con se, il profumo di fiori, tra cui si apprezza la rosa. Con la temperatura e l’ossigenazione l’equilibrio, tra le  varie componenti dei profumi, cambia e ora senti più la rosa, ora lo speziato, fino a sentori di fiori secchi.

 In bocca un   corpo coerente, deciso, ma importanti sono le note di freschezza sorgiva e vitale.

Bere questo vino mi ha portato nelle valli ripide di Termeno dove il sole del mattino contrasta le gelide e asciutte brezze, che tagliano le gole dei dirupi e raffreddano le mani sicure di questi vignaioli, regalandoci un prodotto unico. Un buon modo per affrancarci da questa sicilianità caldo umida dello scirocco, facendoci sporgere da un crinale di vento  affacciandoci, però, in una gelida, e sognatrice, razionalità.

(201)

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