A dirlo sono i dati elaborati da Gimbe, in Sicilia il 7,4% della popolazione ha ricevuto la prima dose del vaccino anti-covid, mentre a completare il ciclo vaccinale – quindi le due somministrazioni – è il 6,1%. Cifre che pongono l’Isola, in entrambi i casi, al di sotto della media nazionale che è, rispettivamente, dell’8,7% e del 6,6%. In testa alle due classifiche il Molise ed il Piemonte.
I dati sono stati elaborati da Gimbe sulla base di quelli forniti dal Ministero della Salute – e aggiornati a ieri, lunedì 12 aprile –, e del censimento ISTAT sulla popolazione del 1° gennaio 2020.
Vaccini covid in Sicilia: a che punto siamo?
Per quel che riguarda la percentuale di popolazione che ha ricevuto ad oggi solo la prima dose del vaccino contro il coronavirus, nella “classifica” italiana, la Sicilia (7,4%) si colloca 18esima o, ribaltando, quartultima. La seguono Puglia (7,3%), Basilicata (6,9%) e Calabria (5,4%). Guardando, invece, la percentuale di coloro che hanno completato il ciclo vaccinale – e quindi ricevuto entrambe le dosi dei vaccini – l’Isola è 17esima (6,1%) insieme alla Puglia (6,1%), e seguita da Umbria (6,0%), Sardegna (5,6) e Campania (5,1%).
Vaccini covid over 80 in Sicilia
Per quel che riguarda, la popolazione over 80, i dati elaborati da Gimbe indicano che in Sicilia ha fatto il ciclo completo il 35% della popolazione presa in esame, mentre il 16,2% ha ricevuto solo la prima dose del vaccino anti-covid.
Su questo punto si è espresso ieri il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che ha sottolineato come su un totale di 300mila “super-anziani” siciliani si siano prenotati in 200mila. Mancano all’appello circa 100mila persone. Sulla base di questi dati e per colmare questa lacuna, da Palermo è stato lanciato un piano strategico definito “Operazione nonni”.
Cos’è Gimbe
Gimbe è una Fondazione senza fini di lucro, che, si legge sul sito ufficiale «ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica, al fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico».
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