Rafforzare il tracciamento, intensificare il ricorso alla terza dose e rivedere i criteri per la definizione delle aree di rischio (i colori, per intenderci) anche tenendo conto dell’incidenza, della copertura vaccinale con seconda dose e dell’andamento delle somministrazioni del “booster”: sono queste le principali decisioni prese ieri dal Comitato Tecnico Scientifico regionale per la Sicilia.
Come annunciato dal presidente della Regione, Nello Musumeci, e dall’assessore alla Salute, Ruggero Razza, ieri il Cts siciliano si è riunito per fare il punto sull’andamento della pandemia covid-19 in Sicilia e valutare il da farsi. Punto di partenza della riunione sono stati i dati, poco confortanti, delle ultime settimane: «L’incidenza cumulativa in Sicilia – spiegano da Palermo –, con oltre 11.000 casi ad oggi, si avvicina ai 250/100.000 abitanti con un rapido incremento nell’ultima settimana in tutte le province ed un particolare interessamento nell’area centro-orientale. Per quanto riguarda i tassi d’incidenza la Sicilia è al di sotto della media nazionale ma nel periodo tra il 20 ed il 26 dicembre è ancora aumentato il numero dei focolai (sono 3.649 rispetto ai 2.726 della scorsa settimana) e quello dei nuovi casi non associati a catene di trasmissione già note (5.477 rispetto ai 3.151 della settimana precedente). Questo ultimo dato evidenzia la necessità di rafforzare le capacità di tracciamento dei casi e dei contatti nel ricostruire le catene di contagio».
I dati su ospedalizzazioni e decessi
Al tempo stesso, il Comitato ha evidenziato come, grazie alle vaccinazioni, le ospedalizzazioni siano ridotte rispetto al passato. In Sicilia il il rapporto tra casi settimanali e persone attualmente ricoverate è di circa il 6%. Delle persone in ospedale, l’11% si trova in terapia intensiva. Le soglie di occupazione dei posti letto da parte di malati covid-19 del 10% per la terapia intensiva e del 15% in area non critica sono state appena superate. A fare da ago della bilancia è la dose “booster” (o “terza dose”), che «moltiplica le difese dal rischio di sviluppare una malattia grave nel caso in cui si venga contagiati dal virus».
Tra il 29 ottobre e il 28 novembre, spiegano dalla Regione, «il tasso di decesso tra i non vaccinati è stato di 23,4 per 100.000 persone, mentre tra i vaccinati oscilla tra 1,6 di quanti hanno ricevuto la terza dose e 3,1 di chi ha fatto due somministrazioni da più di 150 giorni. Differenze che si riscontrano anche per le ospedalizzazioni: il tasso dei ricoveri in area medica tra i non vaccinati è di 118,1/100mila abitanti, quello dei ricoveri in terapia intensiva è di 16,5/100.000, mentre nella popolazione vaccinata il dato oscilla rispettivamente tra 9,4-20,5/100mila abitanti per l’area medica e 0,8-1,4 per le terapie intensive».
Un’ultimo dato, quello riguardante le vaccinazioni: in Sicilia, l‘82% degli over 12 ha completato il ciclo primario di vaccinazione (le prime due dosi, o la monodose Janssen), mentre la media di copertura degli over 60 eleggibili alla terza dose è di poco superiore al 49%.
Che fare, quindi?
Le misure principali da intraprendere, secondo quanto emerso dalla riunione del Cts regionale, sono quindi tre:
- il potenziamento del tracciamento;
- l’implementazione della campagna vaccinale;
- la ridefinizione delle zone di rischio con nuovi parametri.
Per quel che riguarda il secondo punto, la Regione intende puntare su un’azione di sensibilizzazione che porti la popolazione a vaccinarsi e a richiedere la terza dose (che dal 10 gennaio sarà possibile a partire da 4 mesi dopo la seconda). Per quel che riguarda, invece, le fasce di rischio, i nuovi criteri dovranno tenere in considerazione: l’incidenza, la copertura vaccinale con seconda dose e il mancato raggiungimento di adeguati standard di copertura nella platea degli aventi diritto alla dose booster (persone con oltre 5 mesi dalla somministrazione dell’ultima dose).
Il Comitato Tecnico Scientifico regionale tornerà a riunirsi nei prossimi giorni.
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