Sono 45mila i lavoratori di grandi aziende e 100mila persone in totale rientrate al Sud nel 2020 per affrontare dai luoghi di origine la pandemia, come riportato da dati Svimez. Al termine della fase di emergenza, alcune di loro sono tornate nelle città di adozione, altre invece hanno scelto di invertire la tendenza e restare.
È con questo numeri che si è aperto il fenomeno di massa del lavoro dal Sud, il cosiddetto southworking.
Lavoro e meridione sono due parole che spesso, quando si incontrano, generano riflessioni e polemiche viste le numerose difficoltà e la costante tendenza ad abbandonare questi territori per opportunità che non riguardano solo la vita professionale ma tutto il contesto che ruota intorno.
Dalla pandemia in poi, però, una nuova tendenza ha cambiato il punto di vista: parliamo di southworking, di riscatto dei territori che improvvisamente si sono visti protagonisti di un movimento inverso. E parliamo allora anche di stili di vita, di scelte legate a postazioni di lavoro vista mare o nel silenzio di piccoli borghi, di ritmi sostenibili.
Si è tornati a riflettere su infrastrutture, connettività, imprenditoria e su tutto ciò che gravita intorno al mondo del lavoro: le relazioni sociali, le opportunità, gli stimoli culturali, il bilanciamento tra vita professionale e affetti, famiglia.
Una riflessione portata avanti anche da South Working, l’associazione nata a marzo 2020 che riunisce giovani professionisti, manager, imprenditori e accademici uniti dalla voglia di poter lavorare da dove desiderano. Tra le varie iniziative portate avanti c’è la proposta di emendamento al testo di legge unificato sullo smart working per superare il lavoro da remoto e valorizzare un modello attorno al quale le aziende possono costruire nuove strutture organizzative, andando incontro alle persone, sviluppando una nuova cultura digitale sfidante e inclusiva.
Se abbiamo i dati sulle persone che si sono spostate al Sud, non ci sono invece numeri ufficiali per chi ha deciso di rimanerci. A livello aziendale – come ci spiega Mario Mirabile, cofondatore di South Working – le tendenze sono diverse: ci sono le realtà che hanno chiesto ai dipendenti di rientrare ma ci sono anche le imprese che stanno proponendo una rinegoziazione su base mensile o semestrale della presenza in ufficio. In pandemia molte aziende hanno dovuto adottare il telelavoro emergenziale e coloro che sono capaci di fare effettivamente smart working ancora sono pochi.
Mario è tra coloro che hanno deciso di restare e costruire in Sicilia. Originario di Palermo, ha vissuto a Bologna per poi spostarsi in Spagna, Messico e negli Stati Uniti. Ed è stato durante la pandemia che ha deciso di tornare a vivere tra Palermo e Castelbuono, borgo in cui dal 2020 sono rientrati circa 150 giovani.
A beneficiare di questo movimento non sono solo le persone ma anche i territori. «La letteratura scientifica dice che le migrazioni intellettuali sono uno dei fattori più distruttivi delle economie. Un ritorno di capitale umano può creare benefici a livello sociale» – spiega Mirabile, specificando che ovviamente poi si dovrà misurare l’impatto generato per guardare adeguatamente al fenomeno. «Non può il Sud diventare uno spazio ricreativo per i nomadi digitali. L’idea è però permettere a questi lavoratori di scegliere se tornare o meno. Parliamo di un rapporto di 95 persone che rientrano al Sud per 5 coloro che vengono dal nord o dall’estero e decidono di fermarsi qui».
Mario è molto netto nell’esprimere la contrarietà rispetto alle forme di organizzazione di vacanza-lavoro. Ciò significa che chi torna ha un approccio nuovo al territorio, quello che si definisce give back. Affinché questo possa avvenire è importante guardare a come il territorio reagisce nell’offerta, per far si che dopo la gioia del rientro possa seguire una strutturazione della propria vita.
A giocare un ruolo centrale sono anche i nuovi luoghi di lavoro: è necessario ripensare il rapporto di spazi di vita e di lavoro con gli spazi offerti dai territori. Spazio fa rima con incontro, con la possibilità di ritrovare un luogo in cui far rifiorire comunità professionali e prima ancora sociali.
Questo ruolo spesso è demandato ai co-working che nei territori più periferici però non sempre sono presenti. Su questo Mario Mirabile mette l’accento sul mondo dell’imprenditoria privata, che può incentivare la creazione di spazi e infrastrutture, e sul terzo settore, che ha bisogno di maggiori risorse per portare avanti quel ruolo di costruttore di welfare di comunità per cui spesso si sostituisce allo stato.
Al centro di tutto ci sono le persone e la proposta di South Working è quella di ripartire proprio da loro come volano per riattivare il potenziale dei territori: «Supportiamo la creazione di nuove relazioni anche per lo sviluppo di imprese, associazioni, ecc. che possano dare sana e nuova linfa ai territori. Alla nostra generazione è stato promesso che avremmo trovato un mondo migliore ma noi non lo abbiamo trovato, rompendo così la relazione intergenerazionale che si doveva mettere in campo – continua Mirabile. Noi stiamo pensando a come reagire, pensando a un modello alternativo che parte dalle persone».
La tecnologia ci permette oggi di pensare in modo diverso. E allora prima le persone, poi alcuni infrastrutture, come ad esempio la fibra, un’opera che riguarda tutta la comunità.
La possibilità di cui si parla in questo nuovo scenario è offrire un’opportunità di scelta, permettere alle persone di ripensare le priorità e vivere dove desiderano. Da 2500 interviste condotte dall’associazione emerge, infatti, che circa l’85% delle persone da qui a 5 anni non vuole vivere nel territorio in cui si trova attualmente. Una sofferenza importante, che impatta su tutto il percorso dell’individuo.
Criticità, strategie legate al lavoro dal Sud, rapporto fra grandi città e aree interne sono il cuore di “Southworking. Per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia”, di Mario Mirabile ed Elena Militello, che sarà protagonista del secondo appuntamento di #Startreading, la nuova iniziativa dell’Associazione Startup Messina.
L’appuntamento per confrontarsi su southworking, esperienze di vita, opportunità e strategie da mettere in campo è giovedì 23 giugno alle 18:30 presso la Mondadori Bookstore, insieme all’autrice Elena Militello.
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