I sindacati del commercio hanno annunciato di essere pronti a proclamare lo sciopero del commercio per il 24, 25 e 30 aprile e per il 1 maggio, se la Regione Siciliana non ordinerà la chiusura delle attività nei giorni festivi. Alle istituzioni, con cui è già stato avviato un dialogo, le parti sociali chiedono maggiore comprensione anche alla luce delle recenti novità introdotte dal decreto del 26 aprile che autorizzerà le prime aperture.
Due le condizioni fissate dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Cisl al Presidente Nello Musumeci, al presidente Anci Sicilia Leoluca Orlando e alle prefetture: chiudere per l’intera giornata di domenica e festivi i negozi e anticipare l’orario di chiusura dal lunedì al sabato, per tutti gli esercizi commerciali, per una maggiore tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici, dei lavoratori e di tutta la collettività.
I segretari generali Monia Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto hanno dichiarato, in merito a un eventuale sciopero del 1 maggio: «Tali misure avrebbero il merito di non vanificare tutti gli sforzi sin qui fatti nel tentativo di contenere il rischio di diffusione del virus Covid-19. Inoltre aiuterebbe ad allentare i carichi di lavoro e lo stress accumulato dalle migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore della distribuzione organizzata, che durante il lockdown hanno garantito un servizio definito essenziale, nonostante fossero continuamente esposti al rischio contagio, con il timore, adesso, di rivivere nuovamente quel periodo e di mettere a repentaglio, quindi, non solo la loro stessa salute, ma anche quella dei propri familiari».
I sindacati, in ultima istanza, auspicano una chiusura in quanto sarebbe utile per «evitare la deregulation dei mesi scorsi, in cui si sono alternate differenti ordinanze regionali e comunali». Inoltre, l’anticipazione dell’orario di chiusura potrebbe rappresentare un’ulteriore misura di sicurezza «contro eventuali aggressioni esterne da parte di malintenzionati, tenuto conto che già dal tardo pomeriggio le città si svuotano e il commercio è un settore a prevalente presenza femminile».
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