Sicilia, crisi nel settore wedding: «che abbiano il coraggio di dire la parola lockdown»

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A parlare sono i referenti di Italian Wedding Industry, movimento spontaneo partito dalla Sicilia durante il lockdown per volontà di Barbara Mirabella (in foto) – professionista del settore da oltre 20 anni e assessore alla Pubblica Istruzione, Attività e Beni Culturali, Pari Opportunità e Grandi Eventi di Catania – e gli imprenditori Umberto Sciacca e Luca Damiani.

Un movimento nato per contrastare una crisi nel settore wedding che rappresenta un punto importante del Prodotto Interno Lordo del nostro Paese e dà occupazioni a moltissimi lavoratori. A seguito delle nuove misure redatte dal Governo però, le aziende che organizzano matrimoni ed eventi accusano un nuovo colpo.

Le regole, infatti, limitano a non più di 30 le persone che possono partecipare ai festeggiamenti nuziali. «Un nuovo Dpcm – dice la Mirabella – che pesa come un macigno sulla testa di un milione di occupati, di cui 700 mila solo stagionali, la cui unica fonte di sostentamento è il lavoro nel settore wedding ed eventi.

Un insieme di norme ancora più restrittive che, senza l’adozione immediata delle dovute misure, sta già segnando il tragico destino dell’intero comparto wedding nazionale».

Notti in bianco – è crisi nel settore wedding

Il settore del wedding è uno dei punti importanti del Pil del nostro Paese e adesso rischia la crisi. «Nel 2020 in Italia, – continua la Mirabella erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi di euro.

Atelier, società di catering, location per eventi, organizzatori d’eventi, agenzie di viaggi, musicisti, parrucchieri, fiorai sono solo alcune delle aziende che lavorano in questo settore che adesso rischia il crack.

Il problema non è non avere a cuore la salute pubblica, ci mancherebbe, è un momento difficile per il mondo intero. Il problema è un Dpcm che viene dato di notte, quasi come una roulette russa tirando a caso sui codici Ateco.

Questo – continua la Mirabella nell’intervento a Radio 24 – è un settore serio. Un settore che ha una ricaduta molto importante sui territori. Non è un caso che sia partito dalla Sicilia, uno dei luoghi simbolo del wedding.

Io dico che bisogna usare con coraggio la parola lockdown per queste aziende, perché ci costringono a rimanere aperti – perché non hai una cassa integrazione o un paracadute – per 30 persone. Ma 30 persone non è un evento e non si rientra nelle spese. Tutto questo senza darci una soluzione».

Italian Wedding Industry

Il movimento Italian Wedding Industry è attivo da marzo per cercare di ottenere un tavolo di confronto. «In questi lunghi mesi, ogni nostra richiesta è stata ignorata. Non possiamo lasciare che Roma infligga il colpo letale alla wedding e event industry, senza un tavolo di concertazione, né un paracadute per le imprese.

Solo nelle prime 24 ore dalla firma del nuovo Dpcm tutti gli operatori della filiera hanno ricevuto disdette da parte degli sposi, fortemente scoraggiati all’idea di festeggiare il giorno più bello della loro vita, circondati da un’atmosfera di terrore. Stiamo subendo un colpo ancora più duro di quello dell’inizio della pandemia, da parte del Governo, che sembra non solo essere sordo alle nostre richieste di aiuto, ma soprattutto cieco al contesto generale».

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