All’invito a non pagare la Tari, a chiedere una riduzione, o a mettere su una “class action”, si unisce una voce fuori dal coro: quella del Comitato di Messina dell’Unione Nazionale Consumatori. Il Comitato d Messina, nfatti, si dissocia da queste iniziative e spiega, in una nota, le proprie motivazioni.
Riportiamo di seguito la nota.
“In ordine alle notizie diffuse via stampa, secondo cui presso le associazioni dei consumatori sarebbe possibile sottoscrivere il nuovo modulo per ottenere l’abbattimento della Tari del 80%, si intende significare che l’Unione Nazionale Consumatori, Comitato di Messina, si dissocia espressamente dalla campagna in atto promossa da altre associazioni finalizzata alla sottoscrizione di moduli e/o petizioni finalizzati ad azioni popolari o class action.
Poiché sulla questione sembra essersi creata parecchia confusione si intende chiarire quanto segue:
La Tariffa 2015 approvata dal Consiglio Comunale di Messina recentemente è più alta di circa il 5-7% rispetto a quella 2014 e determina mediamente un aumento per una famiglia di 4 persone che vivono in un appartamento di 100 mq di € 30,00 e per una famiglia di 2 persone che vivono in un appartamento di 70 mq di € 18,00. Aumenti pari al 5-7 % della tariffa dell’anno precedente.
E ciò per stigmatizzare alcune considerazioni tecnico giuridiche che, ancora una volta, si prestano a nascondere dietro una sbandierata “tutela dei consumatori” azioni di carattere prevalentemente politico estranee alla tutela dei consumatori.
Non vi è dubbio che la tariffa sia elevata a fronte della percezione quotidiana del servizio reso e che nel resto del Paese vi siano esempi di tariffe virtuose connesse a sistemi di smaltimento più efficienti di quanto non si realizzi in tutta la Regione Siciliana.
Non è questa la sede per individuare le cause della tariffa elevata, ma certamente la soluzione al problema non è quella di sollecitare la sottoscrizione di moduli, ed invitare a non pagare, facendo intendere che così la tariffa verrà abbattuta dell’80%.
Fra l’altro la paventata riduzione, ove fosse esistito un problema sanitario accertato, sarebbe limitato ai soli giorni di mancata effettuazione del servizio, e non certamente a tutto l’anno 2015.
Così operando si promuove l’evasione della tariffa che determinerà l’impossibilità all’espletamento del servizio, oltre che una tariffa ancora più alta per l’anno 2016.
Sarebbe forse stato più opportuno rendere pubbliche le singole voci che compongono la tariffa, in modo da fare comprendere ai cittadini dove e quando viene reso il servizio e promuovere il controllo sociale dell’efficienza del servizio.
Va anche ricordato che a fronte di circa 130.000 immobili risultanti al Catasto (case, ville, appartamenti, villette, garage, ecc.) i contribuenti iscritti sono circa 95.000 e certamente vi sono fra 35.000 immobili non censiti diversi evasori della Tari (ogni 3 persone che dovrebbero pagare la Tari vi è 1 invisibile che non la corrisponde in quanto il Comune non lo ha censito).
Peraltro è noto che non sia possibile espletare alcuna class action nei confronti di una pubblica amministrazione, in quanto il Codice del Consumo (art. 140 bis) la prevede solo nei confronti di una impresa (e non di un Comune) ma solo, in via collettiva, l’impugnazione della tariffa approvata avanti al Tar di Catania e che, anche in caso di annullamento della stessa, resterebbe in vigore la tariffa dell’anno precedente.
I cittadini vanno poi correttamente informati che i costi di qualsiasi ricorso davanti alle commissioni tributarie non si limitano a 60,00 € pro capite, ed andranno valutati anche i tempi in cui qualsiasi ricorso potrà essere accolto/rigettato. Si dovrà anche considerare che, nel caso di mancato pagamento della Tari, gli stessi si esporranno al rischio di una riscossione coattiva, con tutti costi ad essa connessi (è infatti assai probabile che il ricorso venga discusso dopo l’avvio della procedura di riscossione) e si dovrà tenere conto della specifica incidenza del preteso abbattimento (parte variabile della tariffa) sull’intero importo comunque dovuto. Andranno anche valutate attentamente le concrete possibilità di accoglimento dei ricorsi e soprattutto la probabilità di subire una condanna alle spese di causa che può scaturire qualora un qualsiasi ricorso giudiziario non venga accolto.
Non può poi che auspicarsi che il Comune di Messina renda pubblici i dati giornalieri della raccolta (sia differenziata che non) ed operi una migliore comunicazione delle azioni già intraprese o da intraprendere per la seria riduzione delle voci di costo della tariffa e la migliore efficienza del servizio oltre che dei dati delle utenze censite ai fini Tari in relazione a quelle censite dal catasto.
Anche in questa circostanza, come sempre del resto, Unione Nazionale Consumatori ha come principale obiettivo quello di rendere consapevoli (dunque informati) i consumatori in ordine alle legittime istanze e ferma restando la eventuale prontezza alla tutela nelle opportune sedi dei diritti dei consumatori stessi.
Si comunica, quindi, che si darà corso ad una campagna informativa sia attraverso i social media che attraverso il proprio sito internet (ww.consumatori.messina.it) per informare i consumatori anche in relazione alla Tari.”
(81)