Referendum per la cannabis legale: a Messina il banchetto per firmare

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Sabato 25 settembre, dalle 17.00 alle 19.00, la sezione di Messina dell’Associazione Progetto FreeWeed sarà a Piazza Cairoli con un banchetto per continuare la raccolta firme per il Referendum per la cannabis legale. La campagna di raccolta firme è partita l’11 settembre e ha già superato le 500mila firme, il minimo necessario previsto dalla Costituzione per indire il Referendum.

«Tuttavia – scrive FreeWeed Messina – per garantire continuità a questo percorso fino al giorno delle votazioni, invitiamo tutte le realtà già attive sul tema e i comitati già attivi per gli altri Referendum a partecipare alle attività per la promozione di questa battaglia di legalità».

Il Referendum per la cannabis legale

Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990, è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe.

In primo luogo si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza (si mantengono le condotte di detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze che possono essere applicate per le condotte diverse dall’uso personale) intervenendo sulla disposizione di cui all’art. 73, comma 1, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all’art. 74, intervenendo sul 73, comma 4.

Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, intervenendo sull’art. 75, comma 1, lettera a).

Prosegue la raccolta firme anche a Messina

«Al giorno d’oggi – continua la nota di FreeWeed Messina –, le leggi italiane che regolamentano la Cannabis, in particolare la 309/90, non solo favoriscono il mercato nero, ma vanno a minare la libertà personale che dovrebbe invece essere Costituzionalmente garantita ad ogni individuo (Art. 3 e 13 della Costituzione).

Infatti, chi acquista Cannabis dal mercato nero, finanziando le narcomafie, è sanzionabile solo amministrativamente (Art. 75 della 309/90), mentre chi coltiva la pianta per uso personale, contrastando la criminalità organizzata, viene sanzionato penalmente rischiando fino a 6 anni di reclusione (Art.73 della 309/90) e tutto ciò avviene nonostante la sentenza del 19 dicembre 2019 in cui le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che la coltivazione di Cannabis ad uso personale non costituisca reato.

Quindi in Italia vengono considerate reati quelle che difatti sono condotte inoffensive come coltivare una pianta o assumerne l’infiorescenza, pratiche che non comportano rischi per gli individui o per la società. Non va inoltre ignorato che ogni anno il commercio delle infiorescenze di questa pianta frutti alla criminalità organizzata quasi 10 miliardi di euro, motivo per cui, già dal 2016, la Direzione Nazionale Antimafia si è dichiarata favorevole alla legalizzazione.

Senza contare che in un mondo che punta ad un futuro ecosostenibile, la Cannabis deve necessariamente trovare posto, essendo, grazie alla sua poliedricità di utilizzi ad impatto zero, le sue proprietà fitodepuratrici e la sua capacità di assorbire più CO2 di qualsiasi altra pianta, una preziosissima ed imprescindibile alleata per l’innovazione verde.

Il Referendum non basterà per una così grande rivoluzione, in quanto prevede solo la depenalizzazione delle condotte inerenti l’uso personale della Cannabis e lascia inalterate le sanzioni amministrative, eccetto per quanto concerne il ritiro della patente, che in caso di vittoria al Referendum continuerebbe ad essere ritirata solo in caso di guida alterata, contrariamente alla situazione attuale in cui il ritiro può avvenire anche in caso di semplice possesso. Tuttavia il risultato raggiunto, rappresentando il chiaro volere della Società Civile, potrà spingere l’apertura di un dibattito che possa poi portare all’emanazione di una legge completa e regolamentata come quella del Manifesto Collettivo, già depositata alla Camera e al Senato e di cui l’Associazione Progetto FreeWeed è promotrice insieme a tante altre realtà nazionali».

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