macchina parcheggiata in mezzo alla strada

Quattro Frecce e parcheggi selvaggi: a Messina nessun uomo è un’isola

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Quinta puntata di Quattro Frecce, quinto esemplare di parcheggiatore messinese per ricostruire l’albero genealogico del “Missinisi Scaltrorum”. Oggi, la rubrica sui parcheggi selvaggi a Messina vi farà osservare il “Missinisi Scopulos” che per una maggiore comprensione chiamaremo “Missinisi Scogghiu”.

Di provenienza greca – skópelos, suo nome d’origine – il “Missinisi Scogghiu” rappresenta un passo in avanti nell’indagine di Quattro Frecce che prova a ricostruire la discendenza del “Missinisi Scaltrorum”, colui che ha dato vita ai parcheggi abusivi a Messina.

Messina è il Far West

Lasciatevole dire, siamo proprio dei cittadini scarsi e indefessi. Nessun tipo di coscienza civica sfiora la nostra mente e niente sconvolge le nostre anime, niente cambia il nostro atteggiamento. Messina – dall’alto delle ricostruzioni antro-sociologiche di Quattro Frecce – è il Far West. Nessuna regola, nessuna educazione, nessun rispetto. Anzi, proprio come nel Far West siamo pionieri dei parcheggi creativi.

L’uomo scoglio

macchina parcheggiata in mezzo alla strada

Di messinesi parcheggiatori fuori dal comune ne abbiamo visti diversi, non solo sulle pagina di Quattro Frecce – che ha fatto ancora poco – ma anche e soprattutto durante le giornate in giro per Messina. Siamo sicuri, però, che questo esemplare discendente dalla dinasta “Missinisi Scaltrorum” vi sarà sfuggito.

Intanto, il “Missinisi Scogghiu” è uno di quelli estremamente perspicace. Infatti, preferisce posizionarsi esattamente in mezzo alla carreggiata così da poter controllare tutto il flusso veicolare. Il “Missinisi Scogghiu”, per natura, deve stare a distanza ravvicinata da sorgenti pure. Qui, infatti, è in direzione Lago di Ganzirri.

L’uomo scoglio, così come viene definito negli ambienti accademici, sembrerebbe il primo in linea di successione al trono del “Missinisi Scaltorum”.

Nessun uomo è un’Isola

Gli studi di Quattro Frecce si rifanno adesso ai passi del poeta John Donne in Devotions Upon Emergent Occasions (1624)*, nessun messinese è un messinese completo in se stesso, ogni messinese è un pezzo della città, della comunità, una parte del tutto. Anche e soprattutto il “Missinisi Scogghiu” che probabilmente era andato a sentire la temperatura delle cozze.

*Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.

 

 

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