Non si arrestano i parcheggi selvaggi a Messina! Se c’è una cosa che Quattro Frecce ci ha insegnato è che i posteggi, oltre a non fermarsi mai, possono essere creativi, proibiti ed emotivi. C’è, infatti, una parte della discendenza del “Missinisi Scaltrorum” – antenato isolano, pioniere del parcheggio proibito – che ama la solitudine.
Di recente, infatti, gli studiosi di Quattro Frecce hanno osservato da vicino il “Missinisi Solitarius”. L’esemplare si differenzia dal precedente “Missinisi Pinetum”. Se quest’ultimo, infatti, rigenera spirito e veicolo all’ombra delle pinete pubbliche, nascosto tra le fresche frasche, – vergognandosi per il gesto incivile? – il “Missinisi Solitarius” esprime la propria solitudine, solo e soltanto in mezzo ad altri esemplari, per dimostrare – tuttavia – la sua innata prepotenza.
Anche questa domenica, Quattro Frecce – la rubrica dedicata ai parcheggi selvaggi a Messina – proverà a ricostruire la storia dei parcheggi proibiti che animano la città. Per noi – cari esploratori – angolini occupati dalla macchine, strisce pedonali imbrattate dalle ruote, doppie file che inondano Messina non hanno più segreti.
La solitudine dei parcheggi messinesi
Per questa nuova puntata di Quattro Frecce, analizzeremo il “Missinisi Solitarius”. Anche questo parcheggiatore abusivo, infatti, appartiene ai discendenti del “Missinisi Scaltrorum”. L’esemplare – affetto da solitudine – cerca di combattere la sua condizione parcheggiando in mezzo alla strada. In solitudine, appunto. Ma cerchiamo di approfondire.
La solitudine, dal latino solitudo -dĭnis, è quel sentimento che conduce l’uomo all’isolamento. Questa condizione può essere causata da questioni personali o dal comportamento degli altri esseri umani. Detta così la solitudine, sembra essere una circostanza davvero triste e tragica e – a volte, cari esploratori – lo è.
Ma non per il “Missinisi Solitarius”! Questo esemplare di parcheggiatore cafone, infatti, utilizza la solitudine come mezzo di comunicazione, per esprimere in tal senso la sua superiorità . Al “Missinisi Solitarius”, infatti, la solitudine piace. Lo conforta, lo rafforza, lo fa sentire quasi un supereroe. Per il “Missinisi Solitarius”, parcheggiare in solitudine è una conquista.
Come scrive il premio Nobel Hermann Hesse nel suo “Il lupo nella steppa”, romanzo del 1927:
La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.
L’isola dei parcheggi selvaggi
Meravigliosamente silenziosa e grande è anche la strada occupata dal “Missinisi Solitarius”. Quattro Frecce, per l’esattezza, ha incontrato due esemplari di questi parcheggiatori ineducati.
- Il “Missinisi Solitarius” diurno. Il messinese trasmette la sua incompresa (solitaria) potenza parcheggiando la macchina proprio ai margini di Piazza Cairoli. Per curare la sua asocialità, il posteggiatore abusivo sarà andato a prendersi un bel cono gianduia e panna, sopra e sotto. Avrà poi camminato lungo una delle vie principali della città e avrà ammirato da lontano la sua creazione. Ovviamente nella sua più totale solitudine.
- Il “Missinisi Solitarius” notturno. Il messinese esprime la sua voglia di isolamento solo durante la tarda serata. Per confermare la sua prepotenza, preferisce lasciare la macchina in mezzo alla carreggiata di via Boner, nei pressi di Largo Bozzi. Anche qui, il parcheggiatore si è allontanato dalla vettura, forse per comprare del pane caldo, per poi potersi compiacere del suo atto in totale solitudine.
(401)