Sui 123 miliardi di euro di finanziamenti previsti dal Piano per il Sud da ora al 2030, le risorse per Messina ammontano a zero. La misura, presentata dal Governo nazionale a Gioia Tauro, in Calabria, mira a risollevare l’economia del Mezzogiorno ma, a quanto pare, ha tralasciato una fetta importante del territorio.
A scagliarsi contro le scelte di Roma è Uil Messina. Il segretario generale del sindacato, Ivan Tripodi, punta il dito contro il Governo Conte bis, ma non risparmia la classe politica locale, a partire dal sindaco Cateno De Luca: «Nonostante l’ingente mole di risorse economiche, brilla l’assoluta mancanza di qualsivoglia investimento nell’area dello stretto di Messina».
«Una colpevole assenza – sottolinea Tripodi – che grida vendetta e che evidenzia drammaticamente l’assoluta inconsistenza e la totale mancanza di influenza da parte della classe politica del nostro territorio, nonché delle Istituzioni locali a partire dal sindaco di Messina Cateno De Luca. E, del resto, il colpevole ed unanime silenzio di questi giorni rappresenta la piena certificazione della nostra oggettiva valutazione».
E a rimanere “fuori dai giochi” non è soltanto Messina, ma l’intera area dello Stretto per la quale il Piano per il Sud non ha previsto alcun investimento: «Davanti a questo scempio – prosegue Tripodi –, noi, comunque, non ci rassegniamo e faremo la nostra parte per aprire, unitariamente a tutte le forze sociali, una grande vertenza del territorio dello Stretto finalizzata ad emendare un Piano per il Sud che, allo stato, è inaccettabile e irricevibile».
Il sindacato si prepara dunque a combattere per Messina e per l’intera area dello Stretto al fine di ottenere finanziamenti che possano dare una spinta all’economia della città «definitivamente abbandonata al suo destino e alla sua drammatica desertificazione». Tutto il resto, rimarca Tripodi «sono parole al vento, chiacchiere inutile e fuffa da social che, però, si scontrano con i fatti duri e concreti».
Uil Messina si prepara quindi a una “grande vertenza” e sottolinea il silenzio della classe politica sociale. Non resta che vedere come si evolveranno le cose e cosa risponderanno le “istituzioni locali” chiamate in causa dal sindacato, oltre naturalmente al Governo nazionale.
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