Cammina a fatica a causa di un raro morbo alle ossa del piede, ma ieri sera ha comunque trovato la forza di uscire di casa per raggiungere Palazzo Zanca per poi incatenarsi all’ingresso. Un gesto forte da parte di Salvatore, 34 anni, trovatosi senza lavoro per colpa della malattia e abbandonato dalle istituzioni.
La sua odissea inizia nell’agosto del 2014. La malattia che Salvatore si trascina, inconsapevolmente, da quand’era bambino, si manifesta in seguito ad un trauma alla caviglia sinistra. L’incidente lo costringe a lasciare temporaneamente il lavoro di impiegato alla ristorazione in un noto albergo cittadino. Dopo una breve pausa per malattia, a settembre torna al lavoro riprendendo i ritmi intensi che lo costringono a rimanere in piedi per dodici ore di seguito.
Ma ecco che il dolore torna in modo lancinante, costringendolo a rimettersi in malattia. A ottobre, Salvatore si sottopone ad un intervento allo scafoide. L’operazione lascia però dei postumi con cui è ancora costretto a convivere in attesa di finire nuovamente sotto i ferri. Intanto, la società per cui lavora – secondo quanto racconta il protagonista della vicenda – inizia a non pagare più regolarmente il suo stipendio. La malattia – così come appreso dall’Inps, deve essere anticipata dal suo datore di lavoro, prima di ricevere rimborso dallo stesso ente previdenziale, più lo stipendio per intero e i contributi, gli viene solo parzialmente corrisposta con 400 euro al mese. “Inoltre- aggiunge – la società trattiene anche gli 80 euro al mese disposti dalla legge Renzi”.
Ai problemi di salute, si sommano presto quelli economici. Salvatore, chiede di avere quanto gli spetta, telefona ripetutamente al suo datore di lavoro, che – dice – spesso non gli risponde e quando lo fa glielo nega. Ma oltre al danno, ecco puntuale la beffa: gli arriva addirittura una denuncia per il fastidio arrecato con quelle telefonate. Ma Salvatore non si arrende e presenta una controdenuncia alla Guardia di Finanza. Era l’11 febbraio 2015. La situazione si aggrava poche settimane dopo: il 4 marzo Salvatore viene licenziato. “Ho ricevuto la visita del medico legale – spiega – mentre ero in ospedale a svolgere le sedute di fisioterapia e mi sono ritrovato di colpo disoccupato”.
A distanza di un anno, della denuncia sembrano essersi perse le tracce, non essendo ancora stata notificata al titolare. Salvatore non si arrende, non vuole che la sua storia finisca in questo modo. Ieri sera ha trascorso due ore ammanettato al cancello del Municipio fin quando i vigili urbani non lo hanno convinto a tornare a casa. “Non ho intenzione di mollare – precisa – vivo in una condizione difficile e i miei diritti devono essere rispettati. Finora ho trovato solo porte chiuse, mi rivolgerò all’amministrazione comunale nella speranza che qualcuno possa assistermi e aiutarmi a ricostruire un futuro”.
Andrea Castorina
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