Per poter costruire una comunità civile abbiamo necessariamente bisogno dei giovani e delle loro menti fresche, creative e reattive. Quando questi ragazzi però soffrono di “povertà educativa” deve essere compito di questa comunità includerli, farli sentire parte di qualcosa e offrire loro una seconda possibilità. Nasce da qui il percorso di Sentieri Ponti e Passerelle (Se.Po.Pass), rivolto ai giovani tra i 16 e i 18 anni che hanno abbandonato la scuola e non lavorano. Il progetto Se.Po.Pass è stato selezionato da “Con i bambini” all’interno del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e coinvolge tre città del Sud: Messina, Reggio Calabria e Napoli.
A Messina i percorsi laboratoriali sono curati dal Consorzio Sol.E, co-fondatore della Fondazione di Comunità di Messina – che è il capofila – dall’Associazione Hic et Nunc, dalla cooperativa sociale Lilium e dall’Associazione Centro di Formazione Sportiva. Per capire meglio in cosa consistono questi laboratori e che tipo di riscontro sociale hanno, abbiamo fatto delle domande ad Antonella Rosetto Ajello, pedagogista sociale e coordinatrice di Se.Po.Pass. «Questi ragazzi hanno dietro storie ed energie incredibili».
La povertà educativa
Per raccontare questo progetto di reinserimento sociale dei giovani messinesi che non studiano e non lavorano, partiamo dai dati. I numeri permettono di avere un quadro completo di quella che viene definita “povertà educativa”. «Secondo le più recenti rilevazioni dell’Istat a Messina – ci racconta la dottoressa Antonella Rosetto Ajello – la percentuale dei Neet ammonta quasi al 40% dei giovani della fascia di età 15-19 anni, risultato, questo, che risente anche delle vicende legate alla pandemia da COVID-19.
L’ultimo anno, infatti, ha visto un forte disorientamento delle fasce giovanili, un aumento della dispersione scolastica e delle situazioni di ritiro sociale, ovvero di quelle situazioni in cui ragazze e ragazzi vivono prevalentemente dentro casa riducendo al minimo i loro contatti col mondo esterno. Questo ha portato a un aumento della dispersione scolastica e rende più complicato agganciare questi ragazzi per prospettare loro percorsi alternativi». (in foto, i ragazzi di Se.Po.Pass di Napoli)
I disagi dei giovani messinesi
Ma quando parliamo di disagio cosa si intende? «Sotto l’etichetta di disagio – continua Antonella – si nasconde un universo di situazioni molto diverse tra loro. Tutti questi ragazzi sono caratterizzati da un’intelligenza vivace, molto portata per apprendimenti pratici, concreti e hanno vissuto con fatica la scuola magari perché gli mancava quella cultura di base, familiare, in grado di renderli in qualche modo “omologhi” al metodo scolastico. Alcuni sono portatori di DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) o di BES (Bisogni Educativi Speciali) che, pur non intaccando significativamente la loro intelligenza, richiedono un approccio diverso.
Altri hanno manifestato comportamenti irregolari e devono reimpostare il loro rapporto con se stessi e con gli altri. C’è qualche partecipante che viene fuori da un periodo di isolamento sociale e ha lasciato la scuola in quanto vittima di bullismo. Molti di loro raccontano che, quando non sono con noi, stanno a casa, con il telefono come compagnia, senza sapere cosa fare. La loro principale forma di disagio è un senso di estraneità rispetto alla società che noi consideriamo “nostra”, “comune” e che loro vedono in buona parte come distante e respingente».
Scuola – Famiglia
Ma che strumenti mancano a famiglie e scuole, per poter affrontare la dispersione scolastica? «La scuola risente di un approccio “gentiliano” che con questi ragazzi è poco utile. Inoltre, – aggiunge Antonella – permane un approccio sterile alla cultura familiare di origine di questi ragazzi, che continua ad essere considerata in termini di mancanza (la famiglia vista come incapace di seguire i ragazzi). La capacità di intervento sarebbe ben diversa se la scuola assumesse un approccio più antropologico, comprendendo potenzialità e limiti della condizione culturale di provenienza dello studente e costruendo, a partire da ciò, percorsi che ne tengano conto come punto di partenza, non come interferenza rispetto a un approccio metodologico che non vuole (nella maggioranza dei casi) rimettere in discussione.
Quanto alla famiglia: in alcuni casi non ha gli strumenti per aiutare i figli a orientarsi all’interno di un percorso di studi che ha visto anche loro fallire, molti anni prima. È il classico caso di “ereditarietà” del disagio scolastico. In altri casi è presa da ben altre problematiche e si arrende. Nelle fasce di età di cui si occupa Se.Po.Pass, inoltre, ricordiamoci che l’influenza della famiglia si riduce in favore di quella dei pari e, se i genitori non sono riusciti a impostare una relazione significativa durante l’infanzia, è facile per loro perdere terreno e sentirsi smarriti».
Se.Po.Pass
Ecco in che contesto sociale e culturale si colloca il progetto Se.Po.Pass, che coinvolge ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni. «Se.Po.Pass. – dice Antonella – sta per Sentieri Ponti e Passerelle. Il suo obiettivo è offrire un’altra via, una nuova opportunità alle ragazze e ai ragazzi tra i 16 e i 18 anni che hanno abbandonato la scuola, che non frequentano corsi professionali ma che hanno bisogno di comprendere meglio ciò che vogliono o possono fare, di acquisire competenze utili a entrare nel mondo del lavoro, valorizzando i propri talenti e le proprie inclinazioni.
Il progetto prevede un percorso gratuito biennale di orientamento e, appunto, di costruzione di competenze che, oltre alle attività messe in campo, consente ai ragazzi di fruire di un tirocinio retribuito in aziende locali e di partecipare a uno stage in due aziende partner del Nord Italia, per sperimentarsi in contesti lavorativi diversi.
Se.Po.Pass è costruito su percorsi laboratoriali fortemente personalizzati e improntati all’esperienza pratica, condotti da educatori ed esperti che affiancano i ragazzi nel processo di apprendimento. Partendo dalle attività di cucina, di sartoria, di agricoltura, di giardinaggio, di piccola manutenzione e restyling di oggetti e spazi, i ragazzi acquisiscono anche le relative conoscenze e consolidano così le loro competenze. E lo fanno in luoghi di straordinaria bellezza, potendo accedere a una molteplicità di esperienze».
Che tipo di feedback si aspetta da questo progetto? «Credo che per i ragazzi che lo seguono possa essere un’esperienza significativa. E molti di loro hanno bisogno soprattutto di questo: esperienze significative, con adulti che possano riconoscere le loro potenzialità e che mostrino loro che altri futuri sono possibili. Certamente per tutti ci sarà una importante acquisizione di saper fare che amplierà le loro possibilità di scelta nella ricerca di un lavoro e noi lavoriamo anche affinchè sviluppino competenze utili a passare dall’operatività alla gestione di processi in gruppi di lavoro, una cosa oggi fondamentale in tutti gli ambiti. Le ricadute in termini di inserimenti lavorativi o di altre opportunità purtroppo sono difficilmente prevedibili, in quanto dipendono dall’evoluzione della situazione attuale e dalle caratteristiche dei partecipanti. Noi puntiamo a fare in modo che qualche inserimento lavorativo possa scaturire».
Un altro futuro
Un altro futuro è possibile, anche attraverso questi percorsi laboratoriali che nascono proprio per uscire dalla povertà educativa. Ma dottoressa qual è la cosa che la appassiona di più di Se.Po.Pass? «Lavorare con questi ragazzi, che hanno dietro storie ed energie incredibili, forza e spirito critico, vulnerabilità e diffidenza ma anche potenzialità che aspettano di essere sviluppate. Mi appassiona leggere e sentire le cose che dicono alla fine dei laboratori, quando mostrano entusiasmo per l’esperienza fatta e mettono in luce le loro perplessità. Mi piace vedere la gioia che provano quando fanno qualcosa di nuovo: vanno per la prima volta in barca a vela o sul gommone, raccolgono le olive, preparano e servono un pranzo, realizzano una sacca. Mi danno ciò che cercavo quando ho scelto di fare questo lavoro: la sensazione di aver offerto a qualcuno una nuova chance».
È ancora possibile iscriversi ai laboratori, contattando:
- 0909023224 o 3921288111
- sepopass.messina@gmail.com
- o sul sito
(323)