Messina. Con i suoi 14.000 mq, il Parco Aldo Moro, situato sul viale Regina Margherita, rappresenta uno spazio dalle infinite possibilità, ma sottratto all’uso dei cittadini da ormai più di 60 anni.
Risale infatti al 1949 la sua cessione all’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che avrebbe dovuto trasformarlo in un osservatorio scientifico oppure, in caso di inadempienza, restituirlo al Comune.
Tutto questo purtroppo non è avvenuto, il Parco sembra essere stato completamente abbandonato e, nonostante i tentativi di amministrazioni e privati nel corso degli anni, non si è riusciti ad arrivare a una soluzione. La questione, dopo una serie di botta e risposta tra l’amministrazione comunale e l’INGV, sembrerebbe essere ancora congelata.
Negli ultimi giorni l’area verde è tornata a far parlare di sé grazie, in prima battuta, all’Unione inquilini che, nella giornata del 13 ottobre, in occasione di Sfratti Zero, lo ha occupato simbolicamente insieme a 15 famiglie. Il 15 ottobre, invece, un gruppo di volontari ha deciso di “sporcarsi le mani” e dare una sistemata all’area verde.
Infine, nella mattinata di oggi, venerdì 20 ottobre, è intervenuto nel dibattito Cambiamo Messina dal Basso, definendo il Parco Aldo Moro “la più insidiosa delle ferite inferte alla città”, e ricordando tutte le associazioni e le persone che, nel corso degli anni, hanno cercato di riportarlo in vita: «È importante non dimenticare che chi racconta la storia di un luogo o di un evento si assume l’onere e si arroga il diritto, di tramandare una visione, e conseguentemente un’interpretazione, degli eventi. Infastidisce parecchio che nelle ricostruzioni della storia del Parco effettuate in questi giorni, il periodo dell’apertura dei cancelli ad opera degli attivisti del “Pinelli” sia stato molto spesso ignorato. Eppure fu in quel periodo, di esattamente tre anni fa, che il Parco fu davvero svelato alla città in tutta la sua bellezza e in tutta la sua potenzialità. Dimenticare oggi quello che fu un gesto carico di simboli e di forza sarebbe un grande torto all’immaginario collettivo della nostra città che, nei simboli e nelle lotte dal basso, sovverte davvero gli equilibri calmi tanto amati dall’alto».
Qualcosa di simile, sottolinea inoltre il movimento, accade tutte le volte che si parla di aree portuali senza citare l’occupazione del Teatro in Fiera e le battaglie del mare negato o quando si parla di via Don Blasco senza però ricordare il movimento contro i TIR.
Circa un anno fa, nell’ottobre 2016, come ricorda Cambiamo Messina dal Basso, è stato lo stesso Ingv a deliberare di cedere alcune aree e fabbricati in comodato d’uso gratuito al Comune di Messina, in quanto non più considerati necessari “all’espletamento del servizio istituzionale per il quale era stata individuata l’ampiezza di suolo pubblico”.
«Questo dato – spiega il movimento – incrociato con il contenuto dell’accordo di concessione del 1949 che così recitava: “accordare gratuitamente l’area richiesta anche in considerazione del fatto che le costruzioni che saranno fatte, nel caso in cui non siano più usate, diventeranno patrimonio del comune che, in tale eventualità, acquisirà impianti di considerevole valore”, mostra con lampante evidenza che l’INGV non ha alcun diritto a cedere in comodato, o sotto altra forma, le aree che non utilizza, in quanto ha invece il dovere di restituirlo al Comune».
«Purtroppo invece assistiamo, – ha concluso Cambiamo Messina dal Basso – in questo caso come in tanti altri (come per la Fiera o le aree abbandonate della Ferrovia, la casa del Portuale o la galleria dell’INPS), a beghe tra enti pubblici, che, quasi come fossero presi dall’avarizia del privato, si contendono la titolarità di aree, sempre a scapito del cittadino».
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