Allo sciopero nazionale, previsto per venerdì 26 marzo, parteciperanno anche i rider di Messina. La decisione arriva in seguito all’Assemblea – tenutasi lo scorso 25 febbraio – della rete “RiderXiDiritti” che ha coinvolto centinaia di rider da più di 30 città italiane. Anche a Messina, quindi, ci sarà un blocco del servizio di food delivery. Il presidio sarà dalle 19 a Piazza Cairoli.
I rider a Messina sono un centinaio. «Ragazzi e ragazze, studenti stranieri – racconta a Normanno Giovanni di Riders Union Messina – anche gente bella adulta. Nel nostro gruppo, una ventina o trentina tra attivi e meno attivi. Ci auguriamo che dal 26 marzo possa cambiare qualcosa. È un movimento nazionale e anche a livello europeo le cose stanno cambiando nella percezione del tipo di lavoro e delle compagnie coinvolte.
Alcuni rider vogliono rimanere anche autonomi ma crediamo che sia giusto riconoscere la subordinazione per chi lo vuole. Già nelle grandi città ci sono state attuazioni del genere. A Messina ancora no e ciò ci preoccupa perché il mercato del lavoro continua a rimanere precario e senza tutele anche da parte di altre aziende locali».
Il 26 marzo sciopero dei rider di Messina
I rider chiedono contratti e trattamenti dignitosi. «Chiediamo – continua Riders Unione Messina – di ottenere giustizia e un trattamento dignitoso che non può che passare attraverso il riconoscimento di istituti contrattuali fondamentali come la malattia, le ferie, il congedo parentale, la paga oraria che ci liberi dal ricatto del cottimo, il TFR, un monte ore minimo garantito e i diritti sindacali.
Eppure, c’è chi come UGL e AssoDelivery (l’associazione datoriale delle piattaforme) ha firmato un contratto con l’obiettivo di continuare ad arricchirsi sulle nostre spalle. La risposta è stata unanime: porteremo avanti la nostra battaglia fino a quando non avremo quello che ci spetta. Per questo motivo, per tutta la giornata del 26 marzo ti chiediamo un aiuto concreto e di non utilizzare nessun servizio di consegna a domicilio tramite app».
Cosa prevede il Contratto Nazionale dei Rider?
L’accordo siglato da AssoDelivery (associazione che rappresenta buona parte dell’industria italiana del food delivery a cui aderiscono Deliveroo, Glovo, Social Food e Uber Eats) e UGL – entrato in vigore lo scorso 3 novembre – prevede:
- compenso minimo pari a 10 euro per ora lavorata, cioè in base al tempo per svolgere ogni consegna;
- indennità integrative, pari al 10%, 15% e 20% in corrispondenza di una, due o tre delle seguenti condizioni: lavoro notturno, festività e maltempo;
- incentivo orario di 7 euro, anche nel caso di assenza di proposte di lavoro, per i primi 4 mesi dall’apertura del servizio presso una nuova città;
- sistema premiale, pari a 600 euro ogni 2000 consegne effettuate;
- dotazioni di sicurezza a carico delle piattaforme quali indumenti ad alta visibilità e casco per chi va in bici, che saranno sostituite rispettivamente ogni 1500 e 4000 consegne;
- coperture assicurative contro gli infortuni (INAIL) e per danni contro terzi;
- formazione con particolare riferimento a sicurezza stradale e alla sicurezza nel trasporto degli alimenti; divieto di discriminazione, pari opportunità e tutela della privacy, principi che caratterizzeranno il funzionamento dei sistemi tecnologici delle singole piattaforme;
- contrasto al caporalato e al lavoro irregolare, ovvero un insieme di iniziative per contrastare la criminalità; diritti sindacali, ovvero una quantità stabilita di giornate e di ore destinate ai rider che assumono il ruolo di dirigenti sindacali.
Secondo i rider, però questo accordo peggiora le condizioni dei fattorini in tutto il settore, «mantenendo – scriveva la CGIL – il cottimo riconoscendo la retribuzione solo per il tempo di “pedalata” e non anche per quello di attesa, bloccando l’introduzione di una paga oraria prevista dalla legge 128/2019, in linea con i livelli salariali stabiliti dai contratti collettivi nazionali di settori che prevedono la figura del fattorino. I rider non vengono considerati lavoratori subordinati e come tali non accedono a diritti come malattia, ferie, tredicesima, Tfr e sono assunti esclusivamente come collaborazioni occasionali e partite Iva.
In questo modo – concludeva la CGIL – sui lavoratori ricade in pieno il rischio d’impresa con una paga bassa da lavoratore precario, senza diritti e senza alcun tipo di autonomia organizzativa e decisionale. I rider sono continuamente sotto ricatto perché se non fanno tutto ciò che viene loro richiesto, è messa in discussione ogni giorno la possibilità di un contratto di lavoro. Al punto tale che sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro in questi giorni le società datoriali stanno “intimando” loro di firmare una lettera di accettazione dei contenuti dell’accordo stesso, ed in caso contrario cessa il rapporto di collaborazione».
(1434)