Nessuna “patente d’immunità o sanitaria”, ma un protocollo di sicurezza per chi voglia entrare in Sicilia, a partire dai turisti: è questa la nuova proposta del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, che fa un passo indietro rispetto all’idea iniziale e sottolinea: «Noi ci stiamo lavorando, ma le linee guida devono venire dallo Stato».
Aveva generato non poche polemiche la possibilità avanzata dal presidente della Regione Sardegna e dal Governatore della Sicilia di istituire una sorta di “patente sanitaria” per regolare gli accessi nelle rispettive regioni. A storcere il naso era stato, primo su tutti, il sindaco di Milano Beppe Sala che aveva invitato i propri cittadini a scegliere mete turistiche diverse dalle due isole, come per esempio la Liguria. Nelle scorse ore, tra l’altro, il ministro per gli Affari regionali e Autonomie Francesco Boccia aveva parlato di incostituzionalità della proposta di una “patente sanitaria”.
Oggi il passo indietro di Musumeci, la “patente sanitaria” diventa un “protocollo di sicurezza” ancora da definire e per il quale si rimanda in parte a un intervento del Premier Conte. Intanto, l’ingresso in Sicilia è interdetto (salvo le comprovate e ormai note esigenze) fino al 7 giugno. Cosa accadrà dopo è ancora da vedere.
Queste le recenti dichiarazioni del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: «Non una patente d’immunità o una patente sanitaria – ha specificato –, ma un protocollo di sicurezza. Col collega della Sardegna abbiamo la stessa ansia e lo stesso interesse: fare economia e non seminare morti. Al dipartimento Salute e Turismo stanno lavorando a un protocollo, vorremmo che linee generali venissero date dallo Stato, che proprio domani (oggi, ndr) incontreremo nella Conferenza delle Regioni col premier Giuseppe Conte per indicare una linea omogenea: la mobilità regionale non può essere a macchia di leopardo».
Nel frattempo, la Regione sembra puntare sul turismo di prossimità e riapre i musei e i siti culturali della Sicilia, gratis, per una settimana a partire da domani.
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Sarebbe più sicuro fare dei test ai turisti per stare tranquilli, perché nn credo che qualche turista dica di avere febbre o altro… e non ai registrerà all’applicazione