La Sicilia partecipa a un progetto pilota di sorveglianza della mortalità materna, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), e avviato anche in Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza del percorso nascita. Le morti materne, benché rare, almeno nella metà dei casi possono essere evitate e sono perciò una priorità di salute pubblica. Scopo del progetto è rilevare tutti i casi di morte materna che avvengono sul territorio delle Regioni coinvolte e individuarne le cause cliniche e organizzative associate per promuoverne la prevenzione. L’intento è anche di promuovere una cultura della trasparenza finalizzata al miglioramento dell’assistenza senza colpevolizzare i professionisti, per ridurre le morti materne evitabili e promuovere le buone pratiche nell’assistenza alla gravidanza. Al verificarsi di un caso di morte materna, è previsto un audit, ossia la riunione tra tutti i professionisti sanitari che hanno assistito la puerpera deceduta, per ricostruire il percorso assistenziale e identificare le azioni utili o dannose che si sono dimostrate rilevanti, in modo da migliorare l’organizzazione e diffondere le buone pratiche. Sono coinvolte tutte le strutture pubbliche e private che assistono il parto. Il progetto è la seconda tappa di un percorso iniziato con lo “Studio sulle cause di mortalità e morbosità materna e messa a punto di modelli di sorveglianza della mortalità materna”, realizzato dall’Iss fra il 2008 e il 2010 su dati degli anni precedenti. La Sicilia ha mostrato una mortalità materna molto più elevata delle altre Regioni partecipanti allo studio (24,1 per milione di nati rispetto a una media di 11,8). È stato questo il punto di partenza per la riorganizzazione della rete dei punti nascita, di concerto con le società scientifiche, per adeguarla a standard e linee guida nazionali e internazionali e migliorarne la sicurezza, come previsto nel Piano Sanitario 2011-2013.
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