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Messina “zona rossa”, è allarme per il commercio. Penna: «Negozi allo stremo»

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Le nuove restrizioni in vigore da oggi, lunedì 11 gennaio, con l’istituzione della zona rossa a Messina colpiscono inevitabilmente il commercio locale. A dar voce ai titolari e lavoratori dei negozi della città è il presidente dell’associazione Millevetrine, Sandro Penna, che sottolinea come quanto sta accadendo abbia avuto e avrà pesanti ricadute sull’economia cittadina nel suo complesso: «Il 70% del commercio al dettaglio è allo stremo».

«Il commercio messinese – scrive il presidente di Millevetrine sulla pagina Facebook dell’Associazione – si ferma nuovamente per tre settimane all’inizio dei saldi. Articoli da regalo, abbigliamento, pelletterie e calzature, ovvero il 70% del commercio al dettaglio è allo stremo. Condividiamo questo ennesimo, enorme, e forse inutile sacrificio, con i colleghi della ristorazione, del turismo, dello spettacolo e dell’intrattenimento. Facciamo la nostra parte senza alcuna certezza che, salvi dal Covid, saranno salve anche le nostre aziende».

Al di là di quelle attività maggiormente toccate dall’ordinanza De Luca (sulla quale i dubbi sono ancora tanti), che – in quanto considerate a livello nazionale e regionale “di prima necessità” – avrebbero potuto rimanere aperte nonostante la zona rossa; Sandro Penna fa riferimento a tutti quei negozi che vendono abbigliamento, oggettistica, calzature, e così via, e che quindi sarebbero stati chiusi indipendentemente dai provvedimenti del Sindaco: «Prendiamo atto della chiusura – specifica.  Purtroppo Messina, e chi per lei, non ha avuto la capacità di arginare il propagarsi della pandemia. Ne paghiamo le conseguenze, insieme ai colleghi del turismo, della ristorazione e di tutti i settori colpiti».

Per quel che riguarda l’ordinanza De Luca, da imprenditore, Sandro Penna evidenzia quelle che possono essere le conseguenze sul lungo periodo: «Non è un attacco contro nessuno – specifica. L’ordinanza di De Luca riguarda altri commercianti, non me o i miei colleghi. Ma è un collasso generale della città, questo va detto. Genererà un’ulteriore contrazione del Pil, che avrà ricadute su tutti i messinesi». La speranza, aggiunge, risiede nei “ristori” che «sono sicuro» arriveranno dal Governo nazionale «non sono sicuro, però – sottolinea –, che il sindaco De Luca troverà le risorse per “ristorare” le attività che lui ha deciso di chiudere».

Se per il futuro il cielo rimane nebuloso ed è ancora presto per fare previsioni, i dati dell’ultimo anno parlano chiaro: «In linea di massima – spiega il presidente di Millevetrine – su base annua, in un settore come quello degli articoli da regalo, che secondo me non è molto distante dall’abbigliamento, l’anno si è concluso con almeno un 30%-40% di decremento causa covid».

La “botta più forte” da questo punto di vista, chiarisce Penna: «È stata anche la chiusura alle 19.00, che sarà stata anche solo di qualche giorno, ma che ha influito moltissimo la settimana prima e quella dopo. Queste cose quando accadono hanno una sorta di “effetto di anticipo” e di “rimbalzo”, prima e dopo. Guardando i dati, a novembre c’è stato questo crollo del 50%, seguito da una lieve ripresa a dicembre, dove la flessione è stata del 40%». Numeri, questi, a dir poco preoccupanti, che raccontano in parte le condizioni del commercio al dettaglio a Messina: «Nel 2020 abbiamo registrato dal 30% al 50% di decremento su base annua rispetto ai dati del 2019, chi più chi meno a seconda della categoria merceologica».

Insomma, quello che accadrà in futuro è ancora da vedersi e gli effetti maggiori di tutta questa situazione causata dal coronavirus si potranno rilevare non prima dell’estate o dell’autunno, supponendo che per allora si possa tornare alla normalità. «Speriamo – conclude amaramente Penna – di non morire di fame piuttosto che di covid, dovrebbero trovare un vaccino anche contro il male economico che ci sta colpendo tutti».

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