In questi ultimi mesi le cronache cittadine hanno messo in risalto i tanti problemi che attanagliano Messina, diversi tra loro, ma certamente in grado di influire sullo stato attuale e futuro della stessa.
Vale la pena fare una sorta di lista di controllo: continuità territoriale, presidi ospedalieri, area metropolitana, situazione finanziaria del Comune e, per ultima ma non meno importante, la sopravvivenza o meno della Camera di Commercio.
In questo quadro di riferimento, va altresì rappresentata l’attuale debolezza economica del territorio che poco ha in comune con il florido periodo degli anni Sessanta e Settanta, in cui la città era al centro di importanti manifestazioni nazionali ed un tessuto imprenditoriale vivace ed all’avanguardia in molti settori dell’industria, del commercio e della ristorazione.
Sarebbe ingeneroso non ricordare le varie forze politiche dell’epoca: comunisti, democristiani e socialisti che hanno saputo coniugare gli aspetti tipici della vita delle organizzazioni politiche con gli interessi specifici della collettività messinese.
Ma veniamo a oggi! Cosa è rimasto dei “fasti” del passato, che possa divenire strumento per affrontare meglio le sfide che ci attendono?
Non è un domanda retorica, piuttosto un modo pragmatico per individuare punti di forza e di debolezza, nonché opportunità e minacce, per rielaborare un nuovo progetto per la città; il rischio che corriamo è di essere emarginati se non addirittura di scomparire come centro decisionale.
Nel tempo, dopo quella della sindacatura Andò del 1976, le amministrazioni Providenti, Buzzanca e Genovese hanno dato inizio ai lavori per una nuova “conferenza economica”, ma nessuna di esse è riuscita a lasciare un segno, un programma capace di ridare lustro alla città dello Stretto.
Parlare di progetti deve anche significare il riconoscimento delle forze economiche e culturali e del loro ruolo, che non può essere disconosciuto dalle attuali forze politiche che hanno impostazioni ben diverse da quelle dei periodi precedenti. Ma non solo! A tal punto sorge un quesito, i nostri attuali rappresentanti politici hanno la capacità di azione mostrata dai loro predecessori? Questa riflessione non vuole essere scortese, né tantomeno incensare i politici del passato; tuttavia vuole mettere in risalto la distanza della città dai centri decisionali in cui Messina, qualsivoglia sia l’argomento, non ha adeguati sostenitori ed interpreti delle reali esigenze dei suoi cittadini.
Al pari dei politici, anche le altre componenti della società messinese mostrano di non avere, purtroppo, compreso i cambiamenti intervenuti nei cicli economici ed in quelli geopolitici, soffermandosi su aspetti meno importanti, non riuscendo così a diventare interlocutori con coloro che detengono il potere politico, ma non la forza necessaria per portare avanti le istanze di Messina.
Come spiegare altrimenti i declassamenti del Piemonte, le vicende di Metromare, il continuo smantellamento messo in atto da Rfi e Bluferries, nonché le difficoltà del porto di Tremestieri?
Che si tratti di decisioni prese a Roma piuttosto che a Palermo, le più recenti sembrano avere una comune caratteristica: penalizzare Messina pur essendo la stessa la 13ª città italiana per numero di abitanti, e punto nevralgico per i collegamenti dello Stretto.
A tal proposito, se non vi è il riconoscimento dell’importanza della continuità territoriale, credo si debba a gran voce reclamare il diritto ad avere un aeroporto nella nostra provincia, per poter avviare una seria politica economica che non può prescindere dalla vocazione turistica di tutto il territorio.
Da ciò ne deriva il ruolo primario che le aziende del settore terziario e dell’economia diffusa possono e devono avere nella programmazione del futuro, e il supporto che l’Università è in grado di dare per l’evoluzione del sistema delle imprese e delle loro associazioni di categoria.
Una riflessione finale. Che senso può avere un’area metropolitana priva di strumenti e con un’economia disastrata?
L’auspicio è che tutti siano capaci di fare un passo indietro e mettere realmente la palla al centro, se qualcuno vuole fuggire con il pallone sottobraccio va fermato!
Aurelio Giordano
(135)