L’Amministrazione Basile pone la parola “fine” al “Caso EU Pilot” con la creazione di una serie di norme univoche e chiare volte a disciplinare il settore dell’urbanistica per la città di Messina, evitando l’arbitrarietà e snellendo le procedure. Il tutto parte da una denuncia di infrazione nei confronti del Comune risalente al 2007. Soddisfatto l’assessore e vicesindaco Salvatore Mondello: «È tra le cose più importanti che abbiamo fatto in ordine di progettazione e programmazione – ha commentato. Servirà per la programmazione del territorio per almeno i prossimi 10 anni».
Messina e il caso “Eu Pilot”: di cosa stiamo parlando
Il “Caso EU Pilot” nasce nel 2007 da una denuncia di infrazione delle normative europee, nella quale si segnalava una compromissione dell’integrità dei siti Natura 2000 –ricadenti nel territorio comunale (Dorsale Curcuraci- Antennamare e area marina dello Stretto di Messina – laghi di Ganzirri – Monti Peloritani) classificati come Zone a Protezione Speciale, derivante dal consumo di suolo. Tale denuncia aveva di fatto bloccato gli interventi edili nella zona ZPS di Messina. Qual era il problema di base? Non c’era una normativa unica e chiara che disciplinasse il settore, e si era creata così tutta una serie di discrasie e rallentamenti.
La questione è stata poi riaperta nel 2018 dall’allora Amministrazione De Luca a seguito di una riunione svoltasi all’Assessorato regionale Territorio e Ambiente. A gennaio 2022 la Commissione Tecnica Specialistica ha valutato e approvato la documentazione presentata dal Comune di Messina. Poi il passaggio successivo, la predisposizione della delibera che è approdata in Consiglio Comunale a marzo 2023 ottenendo il via libera.
Basile: «Fatto ciò che non era stato fatto dal 2007»
A commentare è stato per primo il sindaco di Messina, Federico Basile, che nel rimarcare il risultato raggiunto a lanciato non poche stoccate alle amministrazioni precedenti: «L’unica cosa che vorrei sottolineare – ha esordito – è che questa preinfrazione ha comportato dal 2007 di fatto un blocco di tutti gli strumenti urbanistici. L’intervento del 2018 del vicesindaco Mondello insieme ai tecnici ha sbrogliato la matassa che dal 2007 al 2018 di fatto non è stata gestita. La notizia non è “siamo usciti da questo periodo”, ma che qualcuno dal 2018 ha fatto quello che non è stato fatto prima. Non mi piace rimarcare queste cose perché sembro quasi autoreferenziale, però queste cose vanno dette. Perché se nel 2007 si apre una procedura che viene chiusa nel 2023, per effetto di azioni fatte in quattro anni, probabilmente qualcuno ci doveva pensare prima. Siccome sono Sindaco e l’amministrazione passa dalle azioni, queste cose vanno sottolineate. Non tanto per parlare male di chi c’era prima, ma per far capire chi ha fatto e chi non ha fatto. Un’amministrazione dal 2018 ha stravolto i sistemi interni dell’Ente, che oggi producono risultati. Da oggi, da domani, abbiamo strumenti urbanistici che sicuramente per effetto delle azioni fatte possono riprendere un percorso che si era bloccato. Questo con tutta la programmazione che è stata fatta: il PGTU, il Piano dei parcheggi, il PUMS che a breve arriverà».
Mondello: «È tra le cose più importanti che abbiamo fatto»
A ricostruire le vicende succedutesi dal 2018 e fare una sintesi del lavoro svolto è stato il vicesindaco Salvatore Mondello: «Si tratta di un’attività di matrice tecnica – ha esordito. Goccia dopo goccia abbiamo modellato la roccia per risolvere il problema. Spartiacque è stata una riunione all’assessorato Territorio e Ambiente con l’allora sindaco Cateno De Luca». In quella riunione, ha spiegato Mondello, è emerso come molte procedure fossero bloccate perché non c’era una sistema di regole condivise. «Da quel momento in poi abbiamo cominciato a lavorare in maniera strutturale».
A quel punto, ha spiegato Mondello, si è lavorato di concerto con la Regione Siciliana e gli ordini professionali: «In estrema sintesi – ha chiarito il Vicesindaco –, si è prodotto un sistema di regole, una cornice normativa, che ci consente con chiarezza di sapere cosa fare e cosa no. Abbiamo dato uno strumento alla commissione VINCA di sapere come comportarsi rispetto alle varie situazioni che il territorio rappresenta, perché ad oggi purtroppo spesso e volentieri non c’era un trattamento uniforme. Oggi abbiamo un sistema di regole unico, definito e ben rappresentato, che ci consente di andare avanti con estrema chiarezza e di superare tutta una serie di empasse che si erano create nel tempo. Perché dal 2007 al 2023 non si è riusciti a fare una quadra? Nel tempo si sono succedute attività “creative” non supportate da alcun tipo di norma o di tecnica. Noi ci siamo orientati nel faro unico possibile: la scienza e la norma. So che è una cosa molto tecnica, ma è tra le cose più importanti che abbiamo fatto in ordine di progettazione e programmazione. Servirà per la programmazione del territorio per almeno i prossimi 10 anni».
La Fauci: «Ecco come abbiamo lavorato»
A chiarire meglio gli aspetti tecnici è stato l’architetto Dario La Fauci che, insieme all’agrotecnico Giovanni Serra e ad altri professionisti, ha condotto lo studio ambientale sul territorio – con particolare riferimento, per esempio, alla zona della riserva di Capo Peloro, con i due laghi – che ha portato alla redazione di queste nuove norme. In sostanza, ha spiega La Fauci: «Lo studio di sintesi da cui siamo partiti prevedeva la suddivisione in tre macroaree: verdi, blu e gialle. Queste ultime erano le più compromesse perché riguardano il tessuto urbano. Abbiamo fatto una sorta di regolamentazione di tutti i vincoli, habitat per habitat, del piano di gestione. Abbiamo lavorato studiando i flussi migratori, per esempio. Abbiamo stabilito un osservatorio, un monitoraggio continuo dello sviluppo, della inedificabilità. Per l’esistente abbiamo lavorato per ricomporre la biodiversità».
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