Questa mattina il presidente di Amam Messina, Leonardo Termini, ha reso pubbliche diverse anomalie riguardanti la gestione dell’Azienda Meridionale Acque Messina, regolarmente denunciate agli organi competenti.
«L’Amam è una cosa seria – ha esordito il Presidente in conferenza stampa. Appartiene alla città ed è giusto raccontare i fatti nello loro interezza. Questo Consiglio di Amministrazione, da quando si è insediato con una direttiva assoluta e precisa da parte del Sindaco, ovvero di legalità e trasparenza, ha cercato di portare avanti una moralizzazione dell’azienda nei suoi aspetti cardine».
Leonardo Termini, affiancato dal Consiglio di Amministrazione e dal direttore generale Claudio Cipollini, ha quindi fatto chiarezza su una serie di questioni. Partendo dalle problematiche relative al recupero crediti, passando per le difficoltà che l’Azienda si trova ad affrontare nella gestione dell’anagrafica utenti e le pressioni ricevute nel corso degli anni, l’incontro ha permesso di fare luce su ciò che è avvenuto e sta avvenendo all’interno di Amam.
Di seguito i punti salienti dell’intervento del presidente Leonardo Termini.
Recupero crediti
Ad oggi, marzo 2018, l’Azienda presenta un bilancio con un utile lordo di 7 milioni di euro.
Risultato, ha chiarito Termini, ottenuto dopo anni di bilanci viziati dallo sperpero di denaro pubblico e dalla mancata riscossione dei crediti causata da una serie di anomalie. Secondo quanto riportato, la principale fonte di questa irregolarità, deriverebbe dall’affidamento della gestione dei crediti a un’azienda nata da una trattativa privata tra cinque ditte: la Fire.
In realtà pagava sempre AMAM.
«L’affidamento iniziale prevedeva crediti da riscuotere per un totale di 30 milioni di euro, portati poi a 60 – ha spiegato il Presidente. Si è andati avanti per 10 anni in regime di monopolio».
Nel 2016 la Fire ha richiesto un decreto ingiuntivo per 1 milione e 200 mila euro nei confronti di Amam, che ha risposto non limitandosi alla difesa, ma esercitando un’azione riconvenzionale per un importo di 20 milioni di euro. Per far comprendere meglio la situazione, Leonardo Termini ha aggiunto: «L’anomalia, in quest’ambito, riguardava anche le percentuali che venivano rinegoziate, secondo noi, in maniera irregolare. L’importo originario in sede di gara dell’11%, è stato poi rinegoziato al 9,65%, di cui il 5% a carico degli utenti e il 4,65% a carico di Amam». In realtà, ha concluso, pagava sempre Amam.
Ogni anomalia riscontrata è stata quindi denunciata agli organi competenti.
Gestione anagrafica utenze
La società che dal 1999 si è occupata di bollette e fatturazioni è la Progettografica srl, attualmente sotto sequestro e in amministrazione giudiziaria, per fatti non riguardanti il lavoro svolto in Amam. Tale azienda avrebbe dovuto aggiornare la banca dati anagrafica e scambiare informazioni relative all’utenza con la Fire.
Questo però, stando a quanto riportato dal Presidente Termini, non avverrebbe da anni: «Nel 2016 ci sono tornate indietro circa 21 mila fatture. Tra il 2004 e il 2016 sono state emesse fatture per un valore di 12 milioni di euro, ma sono stati riscossi solo 300 mila euro. Dal 2007 a oggi – ha dichiarato – tra impieghi e prescrizioni, si è perso qualcosa come 46 milioni di euro».
Tutto questo, sostanzialmente, ha portato la gestione anagrafica di Amam in una situazione di stallo, in quanto il responsabile informatico della partecipata non ha accesso al proprio server: «Possiamo dire di essere, per così dire, “in ostaggio” perché il titolare di Progettografica, che ha le chiavi di accesso, rivendica denaro».
Altre problematiche
Un’aggiuntiva fonte di preoccupazione per l’Azienda, è costituita da un’eventuale futura impossibilità di spedire le raccomandate di interruzione dei termini di prescrizione. Nel 2016 sono state mandate 50 mila raccomandate di questo tipo, quest’anno solo 9 mila: «Scaduto a dicembre 2017 il contratto con Poste – aggiunge il Presidente – si spera che siano arrivate per tempo».
Ulteriori problematiche portate alla luce questa mattina dal presidente di Amam Leonardo Termini riguardano: la mancata denuncia, nonostante le sollecitazioni del Cda, degli allacci abusivi alle autorità giudiziarie; la concessione di Fiumefreddo; il sottodimensionamento del personale.
Su quest’ultimo punto è intervenuto il direttore generale della partecipata, Claudio Cipollini, che ha sottolineato come l’Azienda sia stata “depauperata” di risorse umane: «Dall’indagine che abbiamo svolto su 51 società che fanno servizio idrico integrato, è stato rilevato che l’Amam per funzionare efficacemente dovrebbe avere tra i 120 e i 130 dipendenti. Al momento siamo 63, con 16 contratti a tempo indeterminato».
Infine, ha concluso il presidente Termini: «Abbiamo regolato il debito con l’Enel. Era il secondo debito più grosso della Sicilia, ammontante a 31 milioni di euro. Oggi, dopo due anni di dialogo con la sede dell’Enel di Palermo e quella nazionale, il problema è stato risolto con una trattativa che avrà anche dei buoni risvolti per Amam».
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