E Messina si continua ad amare. Almeno su Facebook

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Quasi 1500 “Mi piace” e 740 condivisioni per un post che sta spopolando sul social network più famoso al mondo, Facebook. Il tema è Messina. Non la Messina senz’acqua, non la Messina invasa dai cinghiali, dai topi o dalla spazzatura. E’ la “Messina bella”, quella che in tanti hanno nel cuore, e nello stomaco, è il caso di dirlo, quella fatta di immagini incantevoli, di “riti” radicati. Una Messina fatta di quella trama di abitudini e scorci di vita che ce la fa amare, sempre, nonostante sia senz’acqua, con i cinghiali, i topi e la spazzatura.

Riportiamo integralmente il post.

“Vorrei che quelli che non conoscono Messina potessero mangiare la focaccia, gli arancini, le braciole, la norma, u piscistoccu, u tajuni, i pitoni, a sosizza, i cannoli, la frutta martorana, la pignolata, il bianco e nero, la granita, la mattonella gianduja, il mezzo freddo macchiato, la limonata al sale di Piazza Cairoli, Lilla Currò, l’Eden, Barbuzza, persino l’Ancora. Vorrei che potessero vivere un lunedì di pasquetta, un 25 aprile, un primo maggio tutti di fila sui colli San Rizzo, salire a ‘ndinnammare in motorino dopo avere “sparato” durante una di quelle mattine autunnali quando rinchiudersi in classe è un crimine contro l’umanità, farsi un pranzo e un falò a Ferragosto.
Vorrei che potessero imprimere nelle loro memorie la vista dalla Caronte quando sta attraccando, e la vista della Caronte quando sta attraccando, la surreale giallinità di un giorno di scirocco, la catarsi del monsone di fine agosto che lava via l’estate, la cristallinità di una spatara che attraversa lo stretto al momento giusto mentre stai scendendo da Granatari, le mille vite pulsanti delle luci sulle due sponde quando ci si affaccia da Curcuraci o dall’Annunziata alta. Vorrei che Michele u Babbu gli cantasse una canzone a natale o che Alì gli vendesse una rosa. Come si fa a non amarla?
(R. Ricciardi)”

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