calogero ferlisi 2

Lettera aperta al Generale, Comandante Calogero Ferlisi

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calogero ferlisi 2Ci conosciamo, ci salutiamo, lui è un personaggio istituzionale, io una giornalista, una fra le tante, i tanti, che popolano il settore dell’informazione locale.
Lui no. Lui è unico nel suo ruolo. Lui è comandante del Corpo Municipale di Messina, e c’è solo lui da anni a quel posto. Anche se tra polemiche, denunce, esposti in tribunale, c’è solo lui a capo della Polizia Municipale.
E’ il GENERALE Calogero Ferlisi.
E essere l’unico a capo di un corpo importante come la Polizia Municipale, appare evidente, deve avergli fatto credere che può fare il bello e il cattivo tempo. Deve avergli fatto credere che le simpatie e antipatie che può vivere, nutrire, nel suo privato, da Signor Ferlisi, se le può portare anche dietro la scrivania del suo ufficio.
E parlo proprio dell’attività del Suo ufficio, Generale, parlo di quelle informazioni che riguardano l’operato dei suoi uomini; parlo dei programmi, le iniziative, che la Polizia Municipale che Lei dirige attua o ha intenzione di attuare. Parlo di tutto ciò che Lei, o chi per lei, da troppi anni ormai, comunica soltanto ad una testata locale e alla sua
propaggine televisiva, escludendo il resto dei media cittadini. Le scelte di campo vanno bene e mi piacciono, ma possono essere compiute da un privato cittadino che intenda informare di un qualcosa che lo riguarda soltanto chi gli aggrada, soddisfi le sue aspettative di lettore e di residente. Lei, Generale, è un personaggio istituzionale, non può, non deve, fare figli e figliastri. Ho scelto di comunicare pubblicamente
la mia amarezza perchè stanca di leggere, da troppi anni, su altri giornali quello che dovrebbe essere letto sui comunicati di ogni posta di testate locali perchè sia diffuso dalla stampa. Diffuso da TUTTI gli organi di informazione cittadina. So che siamo molti i giornalisti che non
godiamo del privilegio di essere annoverati nella Sua mail list. Probabilmente, però, sarò l’unica a dirlo pubblicamente, ovviamente dopo averglielo fatto sapere, vanamente, in privato. Con amarezza, dunque, ma con la speranza che qualcosa cambi nella sua comunicazione, la saluto rispettosamente, come si conviene a un personaggio istituzionale.

Patrizia Vita

 

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