Si chiama LassalaPeddiri – La plastica fa schifo, la campagna che mira a sensibilizzare i siciliani sull’uso della plastica. In soli due mesi ha ottenuto grande visibilità, riscontrando l’interesse e risvegliando il desiderio partecipativo in molti cittadini e numerose amministrazioni locali.
Il gruppo promotore nasce a Milazzo, si tratta del Movimento No inceneritori Valle del Mela, che oltre a dire no all’inceneritore ha deciso di avviare una campagna sui rifiuti per fare un lavoro a monte, di prevenzione, per ridurre la quantità di rifiuti che produciamo. La plastica in particolare rientra tra i rifiuti più problematici, che in questo momento storico è finalmente entrato nell’agenda politica dell’UE ed è sotto i riflettori. La Sicilia a dicembre del 2018 ha diffuso le linee guida per la diffusione della plastica nella aree demaniali marittime.
La campagna social, lanciata il 1 marzo, è solo l’aspetto più visibile di un’azione ben più completa che il Movimento ha scelto di portare avanti, concentrandosi su due azioni: da una parte il dialogo con le amministrazioni pubbliche per richiedere l’ordinanza sindacale per vietare l’uso della plastica in città e la realizzazione delle case dell’acqua, dall’altra l’attività di sensibilizzazione delle attività commerciali verso l’eliminazione degli oggetti monouso, elaborando un sistema di certificazione dal basso.
LassalaPeddiri è un vero e proprio movimento che coinvolge decine di gruppi organizzati sparsi per la Sicilia che promuovono anche la formazione di nuovi gruppi grazie all’organizzazione di eventi di cura e pulizia dei territori.
La campagna si articola in diversi nodi territoriali che sono coordinati da un comitato di gestione composto da una decina di attivisti divisi tra Milazzo, la Valle del Mela e Barcellona PG. Ad Erica Bucca, sociologa e attivista di Milazzo, abbiamo chiesto di spiegarci meglio la struttura di una campagna digital tutta siciliana che sta riscuotendo tanta attenzione.
Che strategia social avete scelto?
«Il registro della campagna è ironico-sarcastico, la sua forza sta negli obiettivi chiari e fondati politicamente, uniti al fatto che il tema della plastica in questo momento è un trend. La campagna è stata avviata con un teaser di 6 giorni alla fine dei quali è stato svelato l’oggetto. La strategia segue 3 direttrici: denuncia analitica, denuncia emotiva e consigli su come evitare la plastica. In generale alterniamo meme ironici con grafiche informative sui dati che riguardano l’invasione della plastica».
La campagna è in dialetto, come mai?
«E’ una campagna siciliana che funziona su base identitaria, ricordando che la Sicilia è un territorio prezioso, da difendere. Il siciliano fa sentire all’interlocutore di essere parte di un processo e di poterlo influenzare. “Lassalapeddiri” è una locuzione usata nel gergo comune nel sud Italia, familiare a tutti e che esprime bene l’inutilità della plastica».
Come avete fatto ad ottenere questa diffusione?
«E’ una campagna virale, pensata per essere la campagna di tutti. Inoltre il Movimento fa parte della rete dei comitati per la difesa dei territori, che ci ha permesso di entrare in contatto con altri movimenti come il nostro in tutta la Sicilia».
Che riscontro avete ottenuto?
«Pochi giorni dopo l’avvio abbiamo iniziato a ricevere comunicazioni da tutta la Sicilia. Messaggi da attivisti che si riconoscono nel messaggio e vogliono contribuire. Ci hanno scritto anche rappresentanti delle istituzioni e varie persone da altre regioni, ad esempio Toscana e Lombardia per capire come ampliare la campagna».
Come si finanzia la campagna?
«Al momento con nostre risorse ma stiamo producendo del merchandising per autofinanziamento».
Come ha risposto la città di Messina alla campagna Lassalapeddiri?
«Messina città ha già un’ordinanza contro la plastica, attraverso il collettivo Laboratorio territoriale stiamo dialogando con la Giunta per capire se possono agire in linea con la nostra attività».
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