Classici da regalare per Io leggo perché
Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain
Figlio di un uomo violento e alcolizzato, sballottato tra le sue “cure” e quelle della zia Sally che cerca di civilizzarlo, Huckleberry Finn, dopo l’ennesimo scontro col padre, fugge su una zattera in compagnia di Jim, schiavo fuggiasco e ricercato. Inizia così un viaggio nel cuore dell’America del Sud, sulle acque del Mississippi, tra le insidie e le carezze del fiume e le storture della società rappresentata dagli abitanti dei villaggi più prossimi alla riva. Un viaggio ai margini, alla ricerca di un’alternativa, che culmina in un gesto di estrema libertà.
Per Ernest Hemingway “Le avventure di Huckleberry Finn” è il primo vero romanzo americano; per i critici e molti letterati contemporanei di Mark Twain la sua opera andava relegata nell’abisso del “non letterario”. Questo perché Samuel Clemens (il vero nome di Mark Twain) era un ribelle come lo è il suo Huckleberry Finn, e infrange le regole non scritte della narrativa, inserendo i dialetti parlati dalla gente di colore, lo slang del Sud, creando una lingua viva, a volte sgrammaticata, fedele fino alla fine ai personaggi che la parlano.
E come Mark Twain è più moderno dei suoi contemporanei, così per un certo verso lo è anche Huck Finn che, non essendo stato intaccato fino in fondo dai dettami della società (avendo vissuto sempre ai margini) ha ancora la capacità di sentirne le stonature e di ribellarsi, non senza un’esitazione, ma con grande coraggio. Un romanzo di formazione spesso sottovalutato e bistrattato, che non può mancare tra le letture dei giovani (e degli adulti) di oggi.
I tre moschettieri di Alexandre Dumas
Quando si pensa ad Alexandre Dumas il primo titolo che viene in mente è “Il Conte di Montecristo”, romanzo senza tempo che parla di giustizia e di vendetta, della linea – spesso all’apparenza sottile – che le separa, ma anche di amore e perdono. Un testo imprescindibile e complesso che racchiude in sé molti dei temi principali della letteratura e del cinema che lo seguiranno.
Ma Dumas è l’autore, tra le altre cose, anche de “I tre moschettieri”, la storia del giovane e impulsivo D’Artagnan con la sua voglia di crescere e diventare un eroe, appunto uno dei moschettieri del Re di Francia. Un romanzo “cappa e spada” sull’amore e soprattutto sull’amicizia, un testo ironico, divertente, ricco di avventura e di colpi di scena che cattura dalla prima all’ultima pagina e che può mostrare anche a chi non si è mai avvicinato ai classici che i cosiddetti “mattoni” spesso (solitamente) sono meno pesanti e più coinvolgenti di quanto si crede.
I racconti di Pietroburgo di Nikolaj Gogol’
Un uomo si sveglia una mattina, scopre di non avere più il naso e inizia a cercarlo spaventato dalla possibilità che la sua nuova condizione lo releghi ai margini della società e gli precluda avanzamenti di carriera; un impiegato, deriso e maltrattato dai colleghi, vive una vita miserevole e spende tutti i suoi pochi e sudati risparmi per un cappotto che però gli viene sottratto.
Sono solo due dei racconti (“Il naso” e “Il cappotto”) contenuti in questa spesso grottesca e sempre straordinaria raccolta di Nikolaj Gogol’, che rappresenta un ottimo primo approccio con la letteratura russa, ma anche, attraverso una satira spietata, un’analisi dell’umanità profonda e a tratti commovente.
Uomini e topi di John Steinbeck
«Ecco, sono dieci acri. C’è un piccolo mulino a vento, e poi un baracchino, e un’aia dove i polli possono razzolare. […] Nell’orto ci sarà ogni tipo di verdura, e se ci vien voglia di whisky possiamo vendere delle uova o qualcos’altro, o del latte. Vivremo là, sarà casa nostra. Basta coll’andare in giro per il paese a mangiare le sbobbe di un cuoco giapponese. Nossignore, avremo un posto tutto nostro e non dovremo più dormire in una baracca».
George e Lennie sono amici, quasi fratelli, fanno i braccianti e sognano di trovare un posto che sia loro, di poter smettere di girovagare alla ricerca di un lavoro che non paga abbastanza, segnato dalla precarietà. George si prende cura di Lennie, gigante dal cuore grande ma «con la mente di un bambino» inconsapevole della propria forza, della propria irruenza che lo porta troppo spesso a combinare guai.
“Uomini e topi” è la storia di quest’amicizia profonda, ma anche del sogno americano che si infrange a contatto con la realtà. È la storia degli ultimi, un racconto universale, breve e incisivo, che smuove nel profondo e coinvolge con una semplicità e una forza che solo una penna sensibile e capace come quella di John Steinbeck riesce a imprimere alla propria narrazione.
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Che bella questa iniziativa! Le scuole (e dunque i bambini) hanno bisogno di iniziative come questa!