In Sicilia un minore su 5 vive in condizione di povertà, il report di Save The Children

Pubblicato il alle

6' min di lettura

Per definire la condizione di povertà dei giovani, viene utilizzato l’acronimo neet (Neither in Employment or in Education or Training). Questo termine indica quindi tutti i giovanissimi che non studiano e non hanno un impiego e che rischiano la povertà assoluta.

Save The Children, in occasione della Giornata dell’Infanzia e dell’Adolescenza (che si celebra il 20 novembre) ha pubblicato l’XI Atlante dell’Infanzia a Rischio delineando un quadro dei neet italiani.

Secondo il report – a cura di Vichi De Marchi, con la collaborazione di Diletta Pistono e Elena Scanu Ballona – in Sicilia 1 minore su 5 vive in condizione di povertà.

«L’Atlante – spiegano i curatori – approfondisce il tema della condizione dell’infanzia nel nostro Paese, restituendoci una fotografia fatta di povertà minorile e disuguaglianze educative, da Nord a Sud e propone un focus sulla condizione di bambine e ragazze in Italia, evidenziando per loro un futuro post pandemia a rischio».

La Sicilia non è un paese per bimbi – il report di Save The Children

Secondo il report, quindi, l’Italia non è un Paese a misura di bambino. Situazione aggravata dall’emergenza Covid-19. Ma sopratutto non è un Paese a misura di bambine.

«Circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni rischiano, entro la fine dell’anno, di ritrovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro.

Un limbo in cui già oggi è intrappolata 1 ragazza su 4, con picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria, e che vede percentuali più alte per le ragazze anche nei territori più virtuosi, come il Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi, le ragazze neet sono quasi il doppio (14,6%).

Divari di genere che si ripercuotono anche sul fronte occupazionale, con un tasso di mancata occupazione tra le 15-34enni che raggiunge il 33% contro il 27,2% dei giovani maschi, un dato comunque grave. L’istruzione resta un fattore “protettivo” per il futuro delle ragazze, ma anche le giovani che conseguono la laurea stanno pagando cara la crisi.

Tra le neolaureate che hanno conseguito il titolo di primo livello nei primi sei mesi del 2019, solo il 62,4% ha trovato lavoro, con un calo di 10 punti percentuali rispetto al 2019, mentre per i laureati maschi – pur penalizzati – il calo è di 8 punti (dal 77,2% al 69,1%), con retribuzioni comunque superiori del 19% rispetto alle neolaureate».

Sapere è potere – l’Atlante dell’infanzia di Save The Children

Insieme alla povertà economica, c’è un aumento della povertà educativa, conseguenza della crisi da Covid-19. «La povertà educativa – dice ancora Save The Children – rischia concretamente di tradursi nella perdita di apprendimenti e competenze educative, nell’incremento della dispersione scolastica così come del numero di giovani tagliati fuori da percorsi di studio, di formazione o lavorativi, tutti fenomeni già ben presenti prima dell’arrivo del virus.

Basti pensare alla possibilità di frequentare un asilo nido o un servizio per la prima infanzia, che in Italia resta un privilegio per pochi:

  • in Sicilia – nell’anno scolastico 2018/2019 – solo il 6,4% dei bambini ha accesso ai servizi pubblici offerti dai Comuni.

Anche fuori dalla scuola, le opportunità di crescita culturale, emozionale e creativa sono molto basse, sempre tra il 2018 -2019:

  • il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni non leggeva neanche un libro extrascolastico all’anno,
  • circa 2 su 3 non andavano mai a teatro o a visitare un monumento, neanche quando le restrizioni anti-Covid non erano ancora realtà;
  • e più di 1 bambino o adolescente su 5 (22,4%) tra i 3 e i 17 anni non praticava alcuna attività sportiva prima dell’arrivo del Coronavirus.

«Nonostante l’impegno di tanti docenti ed educatori, il funzionamento a singhiozzo delle scuole e la didattica solo a distanza stanno producendo in molti bambini non solo perdita di apprendimento, ma anche perdita di motivazione nel proseguire lo studio.

Dai territori riceviamo segnalazioni di bambini e ragazzi che spariscono dal radar delle scuole. Le mappe dell’Atlante indicano con chiarezza quali sono le “zone rosse” della povertà minorile e della dispersione, dove è necessario intervenire subito e in via prioritaria per affrontare una doppia crisi: quella sanitaria e quella educativa».

“Con gli occhi delle bambine”

Sono oltre 100 le mappe e le infografiche definite all’interno dell’undicesima edizione del report di Save the Children. Un po’ di numeri:

  • Tra i minori tra i 6 e i 17 anni, le bambine e le ragazze leggono più dei maschi (non ha l’abitudine alla lettura il 53,6% dei maschi contro il 41,8% delle ragazze), con percentuali molto alte soprattutto al nord-est (14,1%) e al nord-ovest (10,4%).
  • Ancora, le ragazze hanno performance scolastiche migliori dei coetanei: se, tra i maschi, più di 1 su 4 (26,1%) non raggiunge le competenze sufficienti in matematica e in italiano, questa percentuale si abbassa al 22,1% per le ragazze.
  • Tra le 30-34enni il 34% è laureata, mentre tra i 30-34enni maschi lo è solo il 22%.
  • La Sicilia con un 39,9% è la regione con più giovani ragazze ai margini

«Occorre invertire la rotta, per non doverci svegliare dalla pandemia in un mondo del lavoro tutto al maschile, con l’effetto di scoraggiare le ragazze che sono oggi impegnate in un percorso educativo già ricco di ostacoli. È necessario partire dalle donne – e dalle bambine – non solo a parole, ma con investimenti e obiettivi precisi che riguardino il mondo del lavoro così come i servizi per la prima infanzia, i percorsi educativi all’interno delle scuole così come il contrasto ad ogni forma di violenza di genere e il sostegno al protagonismo delle stesse ragazze».

Il report completo di Save The Children qui.

(396)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.