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In fila stremati per ore: quanto coraggio serve per prendere un aliscafo

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fila aliscafiUn’odissea infinita, il traghettamento veloce sullo Stretto. Stamattina, al porto di Reggio Calabria, un vero black out dei servizi, con studenti e pendolari arrabbiatissimi per essere rimasti accalcati in piedi in una fila interminabile.

I passeggeri, in coda per arrivare agli sportelli della biglietteria già alle 7.00, erano talmente numerosi da riempire l’intero plesso della “Banchina Margottini”, fino a formare un lunghissimo cordone umano che si estendeva per diversi metri fuori dalla stazione marittima. Oggi, gli aliscafi hanno dovuto traghettare verso la Sicilia migliaia di persone, e questo “assalto alla diligenza” ha messo in mostra tutta la farraginosità del servizio.

Nella calca, in pochi hanno capito precisamente cosa sia successo: alcuni dichiarano che la corsa prevista per le 07.40 sia saltata, altri giurano sia partita addirittura in perfetto orario; l’aliscafo in partenza per Messina alle 8.05, invece, è salpato con 40 minuti di ritardo. Lo stesso per la corsa delle 09,20 che ha accolto a bordo gli ultimi irriducibili in fila dalle 7 del mattino partiti, infine, con circa 2 ore di ritardo.

Una cosa è certa, gli aliscafi hanno lasciato i due moli di Reggio Calabria stracolmi, al punto che gli addetti della biglietteria hanno dovuto “abbassare la saracinesca” più volte, essendo impossibilitati a strappare nuovi biglietti fino alla partenza del successivo aliscafo. Il tutto davanti ad una folla sempre più stremata di passeggeri.

E’ retorico dire che qualcosa non va. Gli aliscafi della Ustica Lines non bastano a garantire il servizio di traghettamento veloce, i pendolari sono sempre più numerosi e gli aliscafi troppo piccoli e, comunque, troppo pochi.

Purtroppo, dopo diverso tempo dal fallimento della società Metromare, le istituzioni nazionali e locali, non sono riuscite a garantire un servizio dei trasporti efficiente sullo Stretto di Messina.

Il ministro Lupi, solo una settimana fa, annunciava di voler bandire una gara per appaltare il servizio per almeno tre anni. I funzionari del Ministero dei Trasporti sarebbero già in cerca delle necessarie risorse finanziarie.

Appaltare il servizio non è mai stata una scelta così indifferibile. Lo Stretto di Messina, sia chiaro ai vertici nazionali, è un trafficatissimo crocevia di gente che come tanta altra in Italia: lavora, studia, si cura e paga le tasse.

Lasciare lo Stretto nell’impasse, senza una rete di trasporti efficienti, sarebbe come chiudere l’aeroporto di Malpensa o togliere i treni dalla Roma Termini per sostituirli con quattro begli asinelli.

 Giovanna Legato

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