Il Garante della privacy ha sanzionato il sindaco di Messina, Cateno De Luca, per aver pubblicato sulla propria pagina Facebook video e foto di minori disabili o in condizione di disagio e di soggetti descritti quali autori di infrazioni. Il Primo Cittadino dovrà quindi rimuovere i contenuti considerati lesivi della riservatezza o della dignità e pagare una multa di 50mila euro. Immediata la replica – sempre a mezzo social – di Cateno De Luca, che annuncia di aver dato mandato ai propri legali per fare ricorso e contesta il provvedimento: «Il Garante della privacy viola la normativa sulla privacy?».
L’Autorità è intervenuta a seguito di alcune segnalazioni che denunciavano un utilizzo di dati non conforme alla disciplina in materia di dati personali da parte del Sindaco di Messina. Sotto accusa diversi video pubblicati dal Primo Cittadino, tra cui: «l’immagine di un ragazzo disabile – si legge in una nota del Garante –, associata al provvedimento che assegnava ai genitori un posto auto nei pressi dell’abitazione, per di più con l’indirizzo in chiaro»; «un video che ritraeva persone riconoscibili e in evidenti condizioni di difficoltà socio-economica, senza che la loro identificabilità fosse giustificata da ragioni di interesse pubblico»; «altre immagini e video, diffusi senza rendere irriconoscibili i minori ripresi in condizioni di degrado per documentare la questione delle “baraccopoli” o la descrizione delle condizioni di salute di una bambina».
Il Garante ha ritenuto che «il trattamento posto in essere dal resistente debba essere valutato utilizzando come parametro di riferimento le norme del Codice che contengono i principi applicabili nell’ambito dell’attività giornalistica e delle altre forme di manifestazione del pensiero». Questo perché, spiega l’Authority, all’interno della pagina vi sono «contenuti di propaganda politica, nonché di resoconti di vita quotidiana e familiare di quest’ultimo [Cateno De Luca]». Questo «comporta che il trattamento effettuato non possa inequivocabilmente ricondursi alla titolarità dell’ente rappresentato, ma appaia per lo più quale espressione di un’iniziativa del singolo».
In un post pubblicato ieri sui social, il sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha replicato definendo il provvedimento «abnorme» e contestando l’equiparazione della sua pagina Facebook “De Luca sindaco di Messina” a una pubblicazione giornalistica. «In sostanza – scrive il Primo Cittadino – secondo il Garante la pubblicazione sulla pagina Facebook del Sindaco De Luca è equivalente ad una informazione di tipo giornalistico… a questo punto ci chiediamo pure se il garante intenda denunciarmi per esercizio abusivo della professione di giornalista, considerato che non ho mai dichiarato di svolgere report giornalistici né di possedere i relativi titoli professionali». Da sottolineare, in questo caso, che il provvedimento del Garante applica i principi applicabili all’attività giornalistica e alle «altre forme di manifestazione del pensiero». In sostanza, esclude che si tratti di una comunicazione riconducibile all’ente rappresentato dal Sindaco, vale a dire il Comune di Messina.
Cateno De Luca contesta inoltre le tempistiche: «Il provvedimento – scrive – mi è stato notificato giovedì 17 giugno 2021 con avviso che è mia facoltà proporre ricorso innanzi l’Autorità giudiziaria entro il termine di giorni trenta dalla notifica. Orbene, costituisce principio pacifico ed incontrastato del nostro sistema giudiziario che, fino a quando un provvedimento non acquista lo stato di definitività, dello stesso non si faccia pubblicazione né pubblicità proprio perché il Giudice potrebbe ritenerlo illegittimo ed annullarlo».
«Ho già dato mandato ai miei legali – ha concluso il Sindaco di Messina – di promuovere il ricorso avverso questo provvedimento, perché oltre all’evidente erroneità dello stesso, non accetto di ricevere una condanna per un video in cui si è documentato solo il buon esito di un procedimento amministrativo che era stato negato per anni. Dell’altro video, come ho già detto, avevo già provveduto ad eliminare ogni riferimento e di ciò mi ha dato atto lo stesso Garante, sicché chiederò al Tribunale di pronunciarsi sulla reale pretesa offensività della condotta contestata con una imparziale valutazione dei fatti e una corretta applicazione – come siamo sicuri che l’Autorità Giudiziaria non mancherà di fare – delle norme di legge al caso di specie».
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