Arriva la risposta di Silvano Arbuse, promotore del comitato “Salvere l’Ospedale Piemonte”, in seguito alla critica mossa dai sindacati per l’incontro, dello scorso 4 Marzo, avvenuto tra lo stesso comitato e l’Assessore Regionale, Lucia Borsellino, in cui si è discussa la possibilità che il nosocomio di Viale Europa potesse essere accorpato all’Asp 5. «Il Comitato “Salvare l’Ospedale Piemonte” — ha chiarito Arbuse — agisce nell’interesse comune del mantenimento, del miglioramento e della funzionalità della struttura». «Abbiamo avanzato in quell’occasione — prosegue — proposte ben precise tra cui l’accorpamento del nosocomio all’Asp 5 che, forse, non è stata gradita dalle sigle sindacali. È legittimo pensare — aggiunge — che non convenga al presidio di viale Europa un accorpamento con l’Asp5 ma, mi chiedo, perché questo disaccordo non debba essere oggetto di normale confronto tra soggetti che, apparentemente, vogliono la stessa cosa. Quei toni forti, quelle precisazioni non depongono per una posizione intellettualmente onesta. Non conosco Emanuele ma conosco Calapai. Anche se non condivido le sue posizioni politiche gli riconosco grandi battaglie sindacali, non ultima quella per l’Ospedale Piemonte». Il Comitato non intende togliere nulla alla valenza e all’importanza delle parti sociali, né al lavoro svolto a favore del Piemonte. «Uno sopra tutto – ricorda Arbuse – quasi 20.000 firme raccolte grazie all’attivismo sindacale. Un comitato apolitico o, meglio, decisamente trasversale che ha il solo scopo di far rinascere l’Ospedale Piemonte per la tutela della salute collettiva non toglie né iscritti, né ruolo ai sindacati». Si assiste anche alla reazione del commissario dell’Azienda Ospedali Riuniti Papardo-Piemonte, Armando Caruso che si affretta a descrivere la qualità della sua gestione. «Nessuno punta il dito contro nessuno — afferma il presidente del Comitato, già magistrato, Marcello Minasi —. Il compito del nostro organismo è anche quello di vigilare sugli iter burocratici della sanità che hanno rallentato la riapertura dell’ormai noto Pad. 4 e ne abbiamo le competenze per farlo sia giuridiche che sanitarie. Per quel che riguarda i finanziamenti spettanti al plesso di viale Europa, ribadiamo che esistono immobili di proprietà del Piemonte i cui ricavati di vendita devono essere spesi con uso esclusivo del Piemonte». E Minasi incalza: «Visto che sono state già utilizzate delle somme per l’acquisto di attrezzature mediche, ci servirebbe sapere quali di queste sono effettivamente pervenute alla struttura del centro cittadino. Infine, se anche ci fossero state delle interpretazioni soggettive sul numero dei posti letto ospedalieri, gli 80 o i futuri 90 (con l’integrazione dei 10 appena annunciati) dal manager risultano comunque al di sotto dei 121 previsti dal Psr e che sarebbero il presupposto dello smantellamento del nosocomio sotto certi standard». E in merito al progetto di convertire l’Ospedale in Ospedale della Donna e del Bambino, il giudice ricorda il tentativo compiuto la scorsa estate nella sede dell’assessorato a Palermo. «Durante quella riunione — evidenzia — è emerso che il progetto è senz’altro all’avanguardia ma, oltre a richiedere costi triplicati come Centro d’Eccellenza rispetto a reparti di assistenza standard, cancellerebbe la funzione elettiva dell’Ospedale ovvero quella di Punto di Emergenza-Urgenza che, invece, andrebbe potenziata e che è quella reclamata dai cittadini». «I rappresentanti di categoria — conclude Arbuse — avrebbero dovuto essere contenti. Invece dobbiamo rilevare che i messinesi, quando ci sono in ballo gli interessi della città, si presentano rissosi e disuniti, innescando guerre tra poveri che non servono a nessuno e che lasciano solo l’amaro in bocca».
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