Molte zone della città improvvisamente si “spengono”, nel senso che rimangono praticamente al buio. A causare il problema sono i continui furti di rame dai tombini della pubblica illuminazione. A farne le spese, ultima ma non sola, la via Palermo alta che si va ad aggiungere al Quartiere Lombardo, villa Dante, salita Contino, via Catara Lettieri e tutte la altre aree soggette a disagi e disservizi.
«La vita dei residenti dell’intera parte alta della via Palermo, partendo dall’incrocio con viale Aranci (zona Ritiro), è totalmente cambiata — spiega il consigliere Libero Gioveni — e, non avendo ancora avuto risposte da Palazzo Zanca per le note ristrettezze economiche che non consentono di ripristinare l’impianto, molti di loro stanno già pensando di inscenare delle pacifiche proteste affinché si torni al più presto alla normalità».
«Il rischio di un allarme sociale quindi — commenta il consigliere — è davvero alto e nonostante gli appelli fatti al Sindaco Accorinti per la convocazione di un tavolo per l’ordine pubblico e la sicurezza, finalizzato anche a scovare i malfattori che stanno fortemente pregiudicando la pubblica sicurezza e il decoro urbano e ambientale, ancora tutto tace».
Un simile disservizio influisce enormemente anche sulle abitudini dei residenti — denuncia Gioveni. Infatti, i bambini, a una certa ora del pomeriggio, non giocano più fuori ma vengono richiamati in casa dai genitori e gli anziani che avevano l’abitudine di portare a spasso i propri “amici a quattro zampe” sono stati costretti a cambiare le loro consuetudini
«La paura regna — continua — perché questa condizione ambientale non fa che aumentare il rischio di microcriminalità».
Per risolvere definitivamente una questione che ha subito nel tempo dei peggioramenti, Gioveni propone di “blindare” i tombini con dei dispositivi antiapertura e di progettare, soprattutto nelle zone considerate più a rischio, impianti con pali a pannelli solari.
«Tale soluzione — conclude con un “rimprovero” — venne adottata diversi anni fa dalla Provincia Regionale nella via Portone Militare (la strada di collegamento fra Camaro e Bordonaro), anche se poi quell’impianto, per ragioni ad oggi sconosciute, non entrò mai in funzione».
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