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Esotismo e Illuminismo ne “Il ratto dal serraglio”. In scena il 6 settembre a Taormina

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ratto serraglio2Il Festival Belliniano, fondato e diretto da Enrico Castiglione, prosegue al Teatro Antico di Taormina con la sezione Bellini Opera Festival, che prevede la messa in scena di un capolavoro mozartiano tra i più affascinanti, Il ratto dal serraglio (Die Entführung aus dem Serail, nell’originale tedesco), in programmazione il 6 settembre, alle 21.30, grazie a una straordinaria coproduzione con l’Opera Nazionale di Ankara, capitale della Turchia.

Si tratta di una grande sinergia tra la nazione turca e il nostro paese, che vede il trasferimento a Taormina e a Catania — dove alloggiano — di ben 280 persone tra coro, orchestra, cantanti, comparse, attori, ballerini e tutte le maestranze tecniche: macchinisti, elettricisti, facchini, sarte, parrucchieri, truccatori, ovvero l’intero staff del Teatro dell’Opera di Ankara che arriva in Sicilia per quello che senz’altro appare come un titolo da non perdere.

Il maestro Castiglione è in questo senso un autentico “deus ex machina” di relazioni internazionali che stanno assumendo un rilievo strategico per il turismo in Sicilia: e infatti quest’estate la collaborazione con istituzioni musicali internazionali ha visto la presenza a Taormina, nel dittico Cavalleria rusticana e Pagliacci, dell’Orchestra Filarmonica di Hangzhou, fiore all’occhiello del Teatro dell’Opera dell’omonima metropoli cinese di ben otto milioni di abitanti, teatro di cui Castiglione è stato nominato direttore artistico dal 2015.

Anche il nuovo allestimento della Tosca di Puccini, andata in scena con successo al Teatro Antico, ha visto la presenza di un’altra compagine straniera, l’Orchestra Nazionale della Turchia, diretta da Cem Mansur. Si è aperta così una sinergia che adesso vedrà l’allestimento in scena nel meraviglioso Teatro Romano di Aspendos, in Turchia, il 20 settembre, dove il Taormina Opera Festival porterà il cast internazionale e l’intero staff messinese che ha preso parte alla produzione: sarte, macchinisti, datore luci, maestri collaboratori. Un’affermazione, quella della Lirica al Teatro Antico di Taormina, che porta il marchio Castiglione e sta girando il mondo non solo grazie alle dirette e alle produzioni televisive, ma anche con gli stessi spettacoli messi in scena dal vivo. E il Teatro Romano di Aspendos, ottomila posti, è già pressoché esaurito.

Ma torniamo al capolavoro di Wolfgang Amadeus Mozart, che per la prima volta verrà rappresentato al Teatro Antico di Taormina. L’eccellente cast annovera il direttore d’orchestra bulgaro Sunay Muratov; l’attore Okan Senozan (nel ruolo parlato del Pasha Selim); il soprano Feryal Turkoglu (Konstanze); il tenore Erdem Erdogan (Belmonte); il soprano Gorkem Ezgi Yildirim (Blonde); il tenore Cenk Biyikin (Pedrillo); il basso Tuncay Kurtoglu (Osmin); il Coro e l’Orchestra Nazionale dell’Opera di Ankara. La regia è di Yekta Kara, le scene sono di Cagda Citkaya, i costumi di Sanda Zipci. Una compagnia interamente turca per un’opera “turca” per suggestione, storia, influssi e le geniali invenzioni armoniche di Mozart.

Già nell’impostazione fiabesca, il soggetto è un palese tributo alla passione e alla moda settecentesche, allora assai in voga, per le turquerie. Due innamorati, aristocratici e occidentali, si ritrovano per avverso destino in un paese esotico, in balia di un potente sultano che si rivelerà di fatto generoso graziandoli, secondo i topoi collaudati di una favola popolare, che si vena appunto di esotismo orientale, ma si fa al contempo latrice dei valori dell’Illuminismo, a partire dalla tolleranza e dallo spirito di emulazione verso l’altro e il diverso. La malinconica, nobile coppia formata da Konstanze e Belmonte fa da contraltare a quella buffa dei servitori Blonde e Pedrillo); Osmin, il selvaggio ma buon guardiano dell’harem, si contrappone al magnanimo Pascià Selim.

A fare il capolavoro è la partitura del Salisburghese, le cui arie solistiche svelano un turbinio di emozioni e sentimenti, mentre l’orchestra con funzione concertante approda, nei pezzi d’insieme, al felice connubio tra azione e musica. In quel periodo, Mozart si era appena svincolato dalla subalternità non solo psicologica al vescovo di Salisburgo, raggiungendo l’agognata Vienna, finalmente libero professionista. In questo contesto, musicare la favola di Konstanze e Belmonte rappresentò per lui la consapevolezza delle potenzialità insite nel teatro musicale, nel quale Amadeus fece con Die Entführung il suo ingresso trionfale.

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