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Dpcm, la lettera degli operatori culturali: «Effetti economici disastrosi sul settore»

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Con il nuovo Dpcm – firmato il 25 ottobre dal Presidente Conte – si chiudono, almeno fino al 24 novembre: cinema, teatri e sale concerti. Ad esclusione dei musei che rimangono aperti.

A seguito della nuova misura restrittiva, si muovono i professionisti del settore che con una lettera al Primo Ministro, al Ministro per i beni culturali Franceschini e al Ministro dell’Economia Gualtieri, chiedono un ristoro immediato per le arti, la musica, la cultura e lo spettacolo.

«Questa misura – si legge nella lettera – assunta nei confronti della Cultura e Spettacolo dal Vivo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già fortemente provato, e soprattutto provocherà un effetto sociale devastante privando i cittadini di uno strumento di condivisione e riavvicinamento umano, seppur nel rispetto del distanziamento fisico».

La lettera degli operatori culturali

Una lettera firmata dagli operatori culturali del Paese per chiedere al Governo delle manovre economiche a fondo perduto per tutti i lavoratori del comparto cultura. Lavoratori che già da marzo erano stato penalizzato e che – con fare creativo – stavano tentando di risollevarsi dopo la pandemia. Al documento hanno aderito oltre 100 realtà italiane tra cui: AudioCoop e MEI.

Il testo completo

«La decisione presa oggi nel DPCM che determina la sospensione degli spettacoli in teatri, cinema e sale da concerto, nonché la fortissima limitazione dei circoli culturali, colpisce il comparto italiano che più di ogni altro ha adottato correttamente e rispettosamente le misure prescritte dai protocolli sanitari.

Ultimi studi dimostrano che i teatri, i concerti, i cinema, sono tra i luoghi più sicuri del Paese, ed in virtù di questo, ci sfugge la ratio con la quale si sospendono tali attività al contrario di altre che per propria natura non possono garantire i livelli di sicurezza raggiunti nei nostri luoghi.

Questa misura assunta nei confronti della Cultura e Spettacolo dal Vivo produrrà effetti economici disastrosi per un settore già fortemente provato, e soprattutto provocherà un effetto sociale devastante privando i cittadini di uno strumento di condivisione e riavvicinamento umano, seppur nel rispetto del distanziamento fisico.

Alla luce di tutto questo e per evitare la chiusura definitiva di migliaia di imprese e realtà culturali, chiediamo un immediato ristoro diretto e a fondo perduto per gli organismi di tutta la filiera culturale ed un sostegno ai lavoratori dell’intero comparto: artisti e imprese del settore musicale, teatrale e coreutico, operatori e tecnici dello spettacolo, associazioni, centri e circoli culturali, bande, cori e scuole d’arte».

Per ogni adesione e informazione scrivere a:

 

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