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Dissesto idrogeologico e cementificazione selvaggia al centro del convegno nazionale Cia

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Il problema del dissesto idrogeologico interessa molto da vicino il nostro territorio, che in quanto comune meno verde d’Italia detiene sicuramente un primato negativo. In diverse occasioni a Messina e provincia si è avuto modo, tragicamente, di verificare le conseguenze dell’incuria e della cementificazione selvaggia. Un problema che tuttavia non riguarda solo la nostra città o Regione ma l’intero Paese. Ogni anno trentamila ettari di  terreno vengono cementificati e sottratti irresponsabilmente alla natura, il 5 per cento del territorio nazionale. Un dato allarmante, emerso durante i lavori del convegno nazionale sul tema “Custodi del suolo e dissesto idrogeologico” organizzato, a palazzo Zanca, dalla Confederazione italiana Agricoltori di Messina a pochi giorni dal secondo anniversario della disastrosa alluvione di Saponara.

Gli obiettivi dell’iniziativa sono stati illustrati dal presidente provinciale della Cia, Luigi Savoja durante i saluti di apertura. «Vogliamo focalizzare il rapporto tra il ruolo dell’agricoltura e degli agricoltori — ha detto — nel prevenire i fenomeni di dissesto avviando un serio confronto istituzionale. I Comuni dovrebbero proibire la cementificazione selvaggia, salvaguardando il territorio ma occorrono azioni comuni e soprattutto una politica regionale, nazionale ed europea che sia all’altezza delle necessità. Dobbiamo lavorare per un assetto del suolo senza dissesto, un territorio senza l’aggressione del cemento, un’agricoltura compatibile con l’ambiente circostante».

Il sindaco Renato Accorinti ha insistito sulla necessità di adottare politiche di sviluppo del verde: «Messina – ha dichiarato – è il comune meno verde d’Italia.  Dobbiamo attivarci per ribaltare questo triste primato». L’abbandono del suolo e la cementificazione  scellerata sono da ritenersi le cause principali del dissesto idrogeologico e delle calamità naturali.

«L’evento eccezionale – ha sostenuto Bernardo De Bernardinis, presidente dell’Istituto superiore protezione ricerca ambientale- non è colpa del sistema di allertamento che non funziona ma dell’azione dell’uomo, di ciò che si produce. La memoria dei disastri del passato deve insegnarci a non ripetere gli stessi errori».

Novità sull’iter legislativo sono state annunciate dal direttore generale del Ministero delle politiche agricole, Giuseppe Cacopardi, che ha portato a Messina il messaggio del ministro De Girolamo: «Abbiamo presentato un disegno di legge per porre fine alla cementificazione che ha ricevuto, proprio in questi giorni, il beneplacito della conferenza Stato-Regioni per passare, poi, al parere delle commissioni parlamentari».  

Fabio Trezzini della segreteria tecnica del Ministero dell’ambiente ha insistito sull’esigenza di ripensare le politiche del territorio e rilanciare la pianificazione. «Il Senato e la Camera – ha detto – hanno affrontato il problema del dissesto in modo condiviso. Le poche risorse disponibili vanno razionalizzate».

Lineare è stato l’intervento di Anna Maria Martuccelli, direttore generale della associazione nazionale bonifiche: «Gli eventi naturali non si possono fermare ma è possibile, attraverso la manutenzione l’uso del suolo, ridurne le conseguenze negative. I consorzi di bonifica possono svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione». 

Un excursus storico di eventi alluvionali è stato tracciato dal professore Giuseppe Giaimi, docente all’Università di Palermo: «Dalla metà dell’Ottocento si dibatte sul ruolo dell’agricoltura nella difesa del territorio ma gli insegnamenti passati purtroppo sono stati del tutto ignorati. La provincia di Messina si annovera tra le terre più dissestate d’Italia, sollevando la necessità di adottare politiche di intervento organiche». Un principio condiviso dal collega Maurizio Lanfranchi, docente dell’Università di Messina: «Bisogna smetterla con gli interventi a macchia di leopardo e creare condizioni incentivanti per motivare l’imprenditore agricolo a rimanere sul territorio e non abbandonarlo. Il Comune di Messina, ad esempio, dovrebbe realizzare una mappatura del territorio per individuare i villaggi e le zone rurali che sono stati abbandonati e necessitano di essere rimessi in sicurezza». 

A testimoniare la gravità del fenomeno alcune video interviste sul dissesto, proiettate durante il convegno a cura del dipartimento sviluppo agroalimentare e territorio della Cia, commentate dalla dirigente Barbara Di Rollo. Ai lavori sono intervenuti inoltre il vice presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, Giovanni Viglianisi, dirigente dell’assessorato regionale all’agricoltura che ha parlato delle nuove misure inserite nel Psr, esclusivamente riservate alla provincia messinese beneficiaria di trenta milioni di euro,  per il contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico  ed il recupero del paesaggio agrario, il deputato regionale Filippo Panarello, vicino ai fatti di Giampilieri ed il commissario dell’Ente di sviluppo agricolo della Regione, Francesco Calanna. Tra gli ospiti della confederazione agricoltori anche 30 studenti dell’istituto professionale agricolo di Caronia.  

 

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