La nascita, a Messina, del comitato Riscatto Sud, che unisce associazioni di categoria, lavoratori e comuni cittadini ha riportato fortemente l’attenzione sul Ponte sullo Stretto. Il Comitato, non cerca il tramite della politica locale e chiede l’opera direttamente al governo nazionale.
L’iniziativa, che è stata presentata a palazzo Zanca, ha fatto registrare anche un netto dissenso contro il progetto di far dichiarare lo Stretto patrimonio dell’umanità. E’ di Cosimo Inferrera, componente del comitato Ponte Subito, la richiesta di boicottare la manifestazione annunciata dal Comune per il prossimo 18 aprile. La manifestazione, che vuole promuovere l’investitura dell’Unesco, prevede una crociera a bordo di una nave Rfi, dalle 9.30 alle 12.30.
Agli ormai noti comitati No Ponte si contrappone, oggi, Riscatto Sud, costituito, al momento, dalle segreterie messinesi di Cisl, Uil, dal settore Autotrasporti di Confartigianato, da Fai Conftrasporto, dall’Associazione imprese autotrasportatori siciliani (Aias), da Federazione Nuova Destra, da Cittadinanzattiva, dalla rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, dall’associazione L’altra Messina e dai comitati Libera Messina, Ponte Subito e Sì al Ponte e alle infrastrutture al sud.
Nei prossimi giorni verrà proposto ai cittadini di firmare il manifesto, anche sui social network, e si terranno iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento.
«Noi siamo fuori perché non c’è il Ponte. Senza, saremo sempre tagliati fuori. La linea Maginot tra Napoli e Bari è ormai lo spartiacque tra l’Europa e le colonie africane», così Fernando Rizzo, della rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, che rileva come il documento economico e finanziario (Def) appena presentato dal governo centrale preveda interventi per 26 miliardi di euro, finanziati dall’Unione Europea entro il 2020, solo per reti “Ten-T e Connecting europe facility”.
«Abbiamo ormai preso atto dell’abbandono del sud e non ci riconosciamo nel sindaco di Messina, né nel governatore della Sicilia, né nei politici locali – dichiara Nello Caruso, di “Sì al Ponte e alle infrastrutture al sud” – quel che chiediamo è un confronto a livello nazionale sugli investimenti. In primis, il Ponte e le infrastrutture connesse, perché la Sicilia diventi polo logistico dell’Europa».
«Quando abbiamo concordato l’appuntamento odierno – spiega Tonino Genovese, segretario della Cisl di Messina – non si era ancora verificato il cedimento del pilone sul viadotto Himera. Abbiamo anticipato la carenza di infrastrutture che non consente alcuna ipotesi di sviluppo o crescita. Sulla mobilità e il trasporto delle merci ci hanno imbonito per anni con la priorità alle infrastrutture di connessione. Ma i fatti dicono che senza Ponte non si costruirà nulla. La nostra rivendicazione non è fuori tempo. È proprio questo il momento – conclude Genovese – per costringere il governo nazionale e tutti i soggetti che decidono affinché non si guardi al Mezzogiorno come a un territorio marginale ma si realizzi quell’equilibrio economico instaurato tra le due Germanie che porterebbe benefici all’Italia e all’intero continente».
È Carmelo Catania, segretario della Uil, a sottolineare come la «nostra mancanza di determinazione stia provocando un impoverimento progressivo inarrestabile». La cosiddetta fuga di cervelli, al pari dell’oltre 40 per cento di disoccupati, oltre il 50 tra i giovani, sarebbe il risultato di «quanto promesso e mai fatto qui con quei soldi che invece sono stati spesi nel centro-nord. Il Ponte – continua – può segnare subito la ripresa dello sviluppo. Nel periodo della realizzazione assorbirebbe 6mila lavoratori e altrettanti l’indotto». Il presidente dell’Aias, Giuseppe Richichi dichiara: «Se Enzo Bianco ha proposto che degli aerei compiano la tratta Catania – Palermo, ho la conferma che qui viviamo di chiacchiere e fantasia. Avevamo già previsto che la mancata realizzazione del Ponte ci avrebbe allontanato dall’Europa. Mentre nel continente il gommato continua a crescere, qui la produzione è quasi a zero. Pensate che il corridoio 5 (Helsinki – La Valletta, ndr) prevede un finanziamento di 25 milioni di euro per una piattaforma logistica dell’agroalimentare a Malta, con l’appoggio della Sicilia. Il problema delle infrastrutture, da noi, non è solo Tremestieri ma le cattedrali nel deserto, come il porto di Augusta, fermo malgrado uno stanziamento di 100 milioni. Con l’assistenzialismo – conclude – non si va da nessuna parte».
Per Antonio Costa, di Libera Messina, Renato Accorinti e Rosario Crocetta «sono abili solo nelle chiacchiere. Mentre nel Def – aggiunge – è contenuto il preliminare di una tratta Napoli – Bari, il progetto definitivo del Ponte è già pronto ma è stato depennato».
Elvira Bordonaro, de L’Altra Messina, reputa l’opera capace di favorire «il cambio della mentalità gretta dei messinesi». Secondo Giovanni Caminiti, invece, «è ormai dimostrato che è solo una favola il principio per cui il mare ci unisce e c’è l’alternativa al Ponte».
A puntare l’indice contro il progetto di ottenere il riconoscimento dell’Unesco, oltre a Costa, è l’ingegnere Giovanni Mollica: «È comprovato che tutti i siti Unesco abbiano ricevuto il cosiddetto bacio della morte. Una volta dichiarati bene dell’umanità, non è più possibile piantare nemmeno un chiodo, date le autorizzazioni necessarie. La prima opera compensativa del Ponte sarebbe stata un depuratore nella zona dei laghi di Ganzirri. La sua mancanza implica che le fogne scarichino direttamente in mare. Come possiamo pensare che un’area avvelenata sia dichiarata patrimonio dell’umanità?».
Non è più possibile stare a guardare, secondo Inferrera, di Ponte Subito (che ha aperto una sezione peloritana), che, proprio in merito alla manifestazione organizzata dal Comune, dichiara: «Bisogna intervenire già il prossimo 18 aprile». Inferrera non chiarisce però in cosa consista il boicottaggio auspicato.
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