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Coronavirus. Test rapidi in Sicilia: Elvira Amata sollecita il governo Musumeci

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I tamponi rinofaringei non bastano, occorrono test rapidi per diagnosticare il coronavirus: ad affermarlo è l’onorevole Elvira Amata. La deputata ARS di Fratelli d’Italia (FdI) interroga il Governo Regionale e sottolinea, inoltre, la necessità di velocizzare i tempi di consegna dei risultati alle persone che si sottopongono al tampone.

Secondo la Presidente del Gruppo Parlamentare di FdI all’ARS bisogna utilizzare oltre ai tamponi rinofaringei anche test rapidi, che accorcino i tempi di attesa dei risultati sui potenziali casi di coronavirus. Attualmente, sottolinea, per avere gli esiti del tampone passa troppo tempo: «Si pensi – aggiunge – che nella sola provincia messinese, i tamponi ancora da processare sono intorno al migliaio. Non si possono attendere tempi troppo lunghi che rischiano di vanificare ogni sforzo».

«La somministrazione dei tamponi rinofaringei non è sufficiente a fornire risposte alla domanda attualmente insistente sul territorio. Per la sicurezza dei cittadini è fondamentale ampliare la strategia adottando nuovi strumenti, per questo abbiamo ritenuto di suggerire il ricorso ai test rapidi», così il Presidente del Gruppo Parlamentare di FdI all’ARS On. Elvira Amata che ha interpellato il Governo Regionale in proposito.

«Stiamo entrando in una nuova fase della crisi, quella nella quale si rischia di piombare nel caos se viene abbassata la guardia – dichiara Elvira Amata. Una leggerezza che non possiamo permetterci decisamente. Pertanto bisogna porre in essere tutte le misure per continuare ad affrontare la situazione con sempre più puntualità».

«Oggi per avere una risposta rispetto all’esito dei tamponi passa ancora troppo tempo» sottolinea la deputata regionale che ricorda come tra le persone in attesa dei risultati ci siano medici e personale sanitario, attualmente in quarantena. «E non c’è bisogno – aggiunge – che dica quanto fondamentale, ora più che mai, sia la presenza dei sanitari in corsia».

«Per avere un monitoraggio capillare del territorio – prosegue l’on. Amata – è necessario che si abbia una diagnosi quanto più precoce dei pazienti positivi, soprattutto se si pensa agli asintomatici che, non appena le restrizioni subiranno i primi allentamenti, inizieranno a costituire il vero problema in termini di nuova possibile ondata di diffusione. In tal senso, l’impiego dei rapid test potrebbe consentire anche di ampliare il campione degli esaminati in modo considerevole, fornendo maggiore tutela a tutti coloro i quali, in questa delicata fase, sono comunque costretti a lavorare e avere contatti sociali per quanto controllati».

Per questi motivi, l’onorevole Elvira Amata ha inviato un’interrogazione al Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e all’assessore alla Salute Ruggero Razza, chiedendo che oltre ai tamponi rinofaringei oggi impiegati per individuare il contagio, «si preveda quindi il ricorso ai cosiddetti rapid test (compresi quelli sierologici) i cui tempi di processazione sono estremamente più snelli dei primi e consentirebbero di analizzare fino a 50 campioni in 15 minuti appena».

«Ad ora, inoltre – conclude Elvira Amata –, i tamponi vengono effettuati a chi presenta sintomi riconducibili a coronavirus, a chi si è trovato in contatto con casi accertati, o chi è rientrato da zone dichiarate rosse sin da subito, e pertanto lasciano fuori una larga fetta di utenza. Esistono invece molte categorie estremamente esposte seppur asintomatiche, potenzialmente contagiate e categorie fragilissime da tutelare. Con i test rapidi potremmo avere uno screening a tappeto e controllare in modo efficace un target ben più ampio: penso agli ospiti delle case di riposo, alle forze dell’ordine e a chi quotidianamente è costretto suo malgrado ad avere rapporti con l’esterno per ragioni lavorative o emergenziali».

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