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Messina. Chiude il rifugio “Casa di Vincenzo”, Cmdb: «Ci riempie di amarezza»

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Il rifugio per le persone senzatetto della città di Messina, “Casa di Vincenzo” chiude e cambia nome; gli ospiti trasferiti al Collereale. A commentare la decisione della Giunta Basile è il movimento legato all’ex Amministrazione Accortinti, Cambiamo Messina dal Basso (Cmdb): « La chiusura ci riempie di amarezza».

La notizia era stata data già a dicembre 2022. Oggi, Cmdb commenta la scelta dell’Amministrazione Basile di chiudere il rifugio nato nel 2014 nella zona degli ex Magazzini Generali, a pochi passi dalla stazione e intitolato proprio a un clochard. La scelta è stata fatta anche in base alla necessità di avviare i lavori per la realizzazione dell’I-hub dello Stretto.

Di seguito, la nota di Cambiamo Messina dal Basso: «Era il 17 febbraio del 2014 – si legge nel documento. Nasceva in città un piccolo fiore: un centro di accoglienza notturno a bassa soglia, per dare un tetto e un letto ai senza fissa dimora, per proteggere dal freddo chi dormiva per strada. Lo spazio scelto non era casuale: un ambiente degli ex Magazzini Generali veniva adibito a rifugio in un luogo centrale, proprio vicino alla stazione dove spesso si raccolgono clochard e persone bisognose. E neanche il nome era casuale: “La casa di Vincenzo” era un omaggio a Vincenzo, un senzatetto che era entrato nel cuore di Renato e di molti».

«La Casa di Vincenzo non esisterà più – scrivono da Cmdb. L’amministrazione ne parla come di un trasferimento. Ma la chiusura di quello spazio ci riempie di amarezza. Sia chiaro: sarebbe un segno di grande civiltà e umanità se la nostra città fosse ricca di luoghi di accoglienza per persone in difficoltà, e siamo consapevoli che sotto certi punti di vista i locali di Collereale possono fornire alcune comodità in più. Ciò non ci impedisce di chiederci perché il nuovo luogo di accoglienza non sia stato creato in aggiunta, e non in sostituzione di quello precedente. Ci chiediamo perché l’esigenza di una sede per I-hub dello Stretto schiacci ed oscuri la necessità di un rifugio a bassa soglia proprio lì, nella zona della stazione, in un posto raggiungibile facilmente a piedi nelle notti di freddo, e non in un luogo decentrato come gli ex locali della scuola Dina e Clarenza».

«Ci rattrista – conclude Cmdb –, infine, il cambio di denominazione della struttura. Oltre a sembrarci un segnale di rottura esplicita con un’azione importante compiuta dall’amministrazione Accorinti (ricordiamo che un rifugio notturno comunale non esisteva, prima), ci fa riflettere il fatto che di un clochard è facile cancellare nome e memoria. Intitoliamo strade e palazzi a personaggi importanti, e ogni modifica di intitolazione richiede anni e complessi passaggi burocratici: per Vincenzo no, non è così; basta il gusto per un nome diverso a spazzare via quel tentativo semplice e bello di dare ad un povero la dignità che per le vie delle nostre città è riservata solo ai potenti».

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