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C’era una volta Messina: il Porto, l’antica falce tra storia e mito

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Alle soglie della modernità, tra epidemie e terremoti

Luogo di scambi, centro mercantile ed economico fondamentale nel Mediterraneo, il Porto di Messina non porterà alla sua città solo ricchezza, ma anche terribili sciagure.

«Sarà dal Porto, poi – spiega Riccobono –, che nel 1743 approderà la sventura a Messina, quella peste che provocò quasi 50mila morti. Nel 1783 il terremoto calabro-siculo del 5 febbraio danneggerà non poco la città. Ma tale circostanza si rivelerà in realtà proficua in quanto il governo Borbonico, onde risollevare l’economia messinese, emanerà vari provvedimenti; tra questi il più importante fu il ripristino e il successivo ampliamento del privilegio del Porto Franco. Inoltre, Ferdinando IV di Borbone invitò gli imprenditori di qualunque paese, razza o religione ad avviare attività economiche nella città di Messina agevolando ogni iniziativa anche attraverso l’esenzione da qualsiasi forma di tassazione. Così, nella città dello Stretto confluiranno imprenditori di varia nazionalità, in particolare inglesi, tedeschi, svizzeri, ma anche greci e russi, che la trasformeranno in un grande emporio e instaureranno sulle rive dello Stretto delle vere e proprie colonie.

Le guerre Napoleoniche – aggiunge – riporteranno in evidenza il ruolo strategico del Porto di Messina. Se la Sicilia sarà tra i pochissimi territori esclusi dall’influenza napoleonica ciò si dovrà alla agguerrita difesa derivante dalla presenza della flotta anglo-borbonica nell’area dello Stretto, che sventerà i tentativi di sbarco francese sull’Isola.

Prima della caduta del Regno delle Due Sicilie, il governo borbonico provvide a dotare il Porto di tutta una serie di strutture al servizio del commercio. Malauguratamente, dopo l’Unità d’Italia, a seguito dell’annessione al Regno Sabaudo, i messinesi improvvidamente decisero di rinunciare al privilegio del Porto Franco per adeguarsi alle città “sorelle” d’Italia. Tale programma fu ritardato nell’applicazione, ma all’inizio degli anni ’80 venne attuato comportando il progressivo declino delle attività economiche cittadine».

(Foto dell’archivio di Franz Riccobono e Giangabriele Fiorentino)

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