Caso Ciraolo, Azione contro De Luca: «È una caccia alle streghe»

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Continua a far discutere il video che ritrae il libraio di Piazza del Popolo, Renato Ciraolo, mentre getta i rifiuti nei bidoni di Villa Dante, pubblicato dal sindaco Cateno De Luca, che ha anche dedicato una filastrocca a quello che ha ironicamente chiamato «uomo di cultura».

La reazione dei politici messinesi non è tardata ad arrivare, con il consigliere comunale del Pd Alessandro Russo pronto a segnalare il comportamento del Primo cittadino al Garante della Privacy, mentre il gruppo consiliare M5S parla di «pedinamento ad opera d’ignoti». Anche il Gruppo Messina Città Metropolitana in Azione è voluto intervenire con una nota del suo referente, Eleonora Urzì Mondo.

«Un’inaccettabile caccia alle streghe – la definisce Urzì Mondo –, fatta di video (non immagini colte dalle videotrappole, ma frutto di un pedinamento). Già la fattispecie si commenta di per sé: video registrati e diffusi in totale violazione della privacy di quel cittadino accusato di aver compiuto un atto contrario alle regole. A questo si sommano sfottò, gogna social e persino filastrocche. La cosa sarebbe già tremenda così. Si aggiunga poi che il promoter e diffusore di questa prassi è il primo cittadino e il quadro è ancora più tragico».

Il membro del comitato promotore regionale siciliano del partito di Carlo Calenda riconosce che «al cospetto di queste condanne bisogna necessariamente porsi su un piano di condanna, senza se e senza ma», chiedendo un richiamo all’ordine e alla moderazione dopo la pubblicazione del video del libraio sulla pagina ufficiale di De Luca.

«Detto questo – continua –, ovviamente, se la condotta contestata al cittadino è meritevole di sanzione, venga erogata. Ma, per carità e decenza, si riporti tutto a toni, luoghi e modi adeguati a ruoli e contesti. Ciò a cui assistiamo è deleterio e divide in modo sempre più profondo la nostra società in tifoserie o, ancor peggio, followers, all’interno di dispute social inaccettabili».

Urzì Mondo conclude parafrasando Cicerone con una locuzione latina diretta al Sindaco, volta a indicare che la pazienza dei cittadini di fronte a questi tipi di atteggiamenti sarebbe arrivata al limite: «Quo usque tandem abutere, Catenino, patientia nostra?».

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