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Caso Atm: Claudio Conte replica all’accusa di Manna

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claudio conteA seguito dell’esposto in procura presentato dal commissario dell’Atm, Domenico Manna, che accusa l’ex direttore generale dell’Atm, Claudio Conte, di essere l’uomo che domenica è entrato negli uffici dell’Atm, in via La Farina, portando via, a quanto pare, molti documenti, arriva la replica di Conte che pubblichiamo per intero:

“Con riferimento alle odierne notizie di stampa che mi riguardano, chiarisco che i fatti di domenica scorsa sono riconducibili unicamente allo sgombero e riordino dei soli locali da sempre nella mia disponibilità e solo da me occupati. Ciò in quanto il Commissario Manna ha ipotizzato, errando, al 5 ottobre u.s., la data della risoluzione del rapporto fra me ed ATM.
Pur avendo ricevuto la notifica del “non rinnovo” del mio contratto lo scorso 4 luglio, in realtà ho atteso l’approssimarsi della predetta scadenza del 5 ottobre per attivarmi nello sgombero dei locali – sempre mantenuti nella mia disponibilità – da effetti e documentazione personale degli ultimi quindici anni, in quanto confidavo nell’esito favorevole del mio ricorso gerarchico al Commissario Manna ed al Sindaco, e volto alla revoca del predetto provvedimento di “non rinnovo”. Ragion per cui nei quindici/venti giorni antecedenti i fatti denunciati mi sono costantemente recato nel mio ufficio per procedere nello sgombero e nel riordino di tutto l’indicato materiale, sotto gli occhi di tutti!
La possibilità di accedere, peraltro, è stata ovviamente riconosciuta addirittura dagli stessi denuncianti, i quali lo scorso giovedì 10 ottobre mi consegnavano provvedimento del 7.10.2013 nel quale, dopo aver ribadito di aver autorizzato l’accesso agli uffici dal 4 luglio 2013 fino al 5 ottobre 2013 e non senza precisare che ciò avveniva al sol fine di asportare beni personali, avrebbero, su richiesta, consentito l’accesso, sempre a tal fine con modalità indicate dal direttore f.f..
Non sfuggirà certo che dovendo io rientrare in azienda il 19 agosto 2013 secondo la disposizione dello stesso commissario Manna non si capirebbe perchè avrei dovuto asportare i miei beni personali prima. Oppure va ritenuto che il commissario deliberava una cosa mentre pensava di non rispettarla egli stesso.
Come ho avuto già modo di riferire, detenevo unicamente le chiavi che consentivano l’accesso alla stanza da sgomberare, ma non anche quelle della stanza oggetto della asserita forzatura, che nei giorni antecedenti risultava chiusa a chiave in entrambi gli accessi, nonostante anch’essa contenesse miei effetti e documenti personali.
E’ certamente singolare che fino alle ore 19.25 di domenica scorsa, orario in cui ho ricevuto la telefonata del Commissario Manna con la quale egli mi invitava a lasciare il locale, tutto era perfettamente in ordine, e che soltanto dopo si siano verificati i fatti denunciati!
E’ inoltre evidente che non ha alcun senso immaginare che io sottragga documenti da locali ai quali avevo avuto libero e legittimo accesso negli ultimi quindici anni e comunque fino a quel momento nella mia qualità di D.G. mantenuta fino al 5 ottobre. Peraltro introducendomi tenendo accese luci che sono state viste dalla strada, a quanto leggo, dallo stesso Manna, ed intrattenendomi a chiacchierare con il personale di rimessa e di portineria.
Nè ha senso mettere in relazione i fatti con la nota attività dell’Ispettore del Ministero delle Finanze insediatosi qualche giorno fa, a quanto sembrerebbe, proprio nella stanza oggetto di forzatura, dal momento che proprio il giorno dopo, martedì 8 ottobre, sono stato da quest’ultimo serenamente ascoltato – su mia istanza – per circa tre ore, consegnandogli proprio parte di quei documenti personali custoditi ancora adesso nella mia stanza, e per i quali, a voler tener conto di quanto riferito essere accaduto nell’esposto riassunto dalla stampa, nutro qualche preoccupazione.
Non voglio neanche pensare che le diverse azioni nei miei confronti iniziate lo scorso 4 luglio con il mio “non rinnovo” siano riconducibili all’ansia del Commissario di ricercare motivi che confermino a posteriori la cessazione del rapporto fiduciario in previsione di mie possibili (ed ora certe!) azioni legali a tutela o, peggio, riconducibili a recenti notizie di stampa che hanno riguardato direttamente l’operato del Commissario Manna.
Penso invece, in termini di certezza, che il tutto, compreso il tentativo di “omicidio mediatico” in corso, sia riferibile allo scontro decennale di cui notoriamente ho patito in prima persona le conseguenze, fra la dirigenza ATM e parte della burocrazia comunale, di cui il Commissario Manna è un ottimo esponente, incentrato sulla gravissima questione del disallineamento fra i bilanci dei due Enti, che ha portato al default dell’ATM.”

Ing. Claudio Conte

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